«Federica e Giulia: le ragazze del lago». Pomeriggio contro la violenza sulle donne

Un parallelo da brividi nel convegno tenuto dalla rete antiviolenza della provincia di Frosinone. Lo fa Massimo Mangiapelo, zio della 16enne di Alatri, trovata morta in un lago come la veneta Giulia Cecchettin.

Mercoledì 22 Novembre 2023 di Marco Barzelli
Massimo Mangiapelo, zio di Federica, la 16enne di Alatri uccisa nel 2012 al lago di Bracciano

La ciociara Federica e la veneta Giulia, le ragazze del lago. Origini ed età diverse, ma entrambe ammazzate da chi diceva di amarle e abbandonate in un lago strapieno di lacrime. “Mai più storie di ordinaria follia” si chiama il convegno con cui la rete antiviolenza provinciale ha fatto un parallelo da brividi nella biblioteca comunale di Ceccano.

Federica Mangiapelo, 16enne di Alatri, fu affogata dal fidanzato Marco Di Muro nel lago laziale di Bracciano. Era la notte di Halloween del 2012. Giulia Cecchettin, 22enne di Vigonovo (Venezia), è stata accoltellata, pestata e lasciata morire dall’ex Filippo Turetta sulle sponde del lago friulano di Barcis.

È accaduto poco più di undici anni dopo. È stata la 105esima vittima di femminicidio nel 2023.

Nel mentre è arrivata anche la 106esima, Rita Talamelli, 66enne strangolata dal marito Angelo Sfuggiti a Fano (Pesaro-Urbino).

"Naufraghe", la speranza oltre il dolore

Al convegno ha preso parte anche lo zio di Federica, Massimo Mangiapelo, che l’ha raccontata nel libro “La ragazza del lago”. Ne ha scritto un altro, “Naufraghe. Storie di donne che si sono salvate”. «Sono diventato una sorta di sportello antiviolenza in giro per l’Italia - ha detto nell’occasione -. Alcune donne si sono prestate a raccontare le loro brutte esperienze. È un libro di speranza, anche se purtroppo i casi stanno aumentando. Malgrado il dolore, voglio dare speranza».

Un messaggio forte, tra innumerevoli minuti di silenzio e rumore, da parte di chi ha perso una familiare. C’è una via di fuga sin dal primo campanello d’allarme. Le donne non devono più restare in silenzio, sia essa violenza fisica, verbale o psicologica.

L’evento è stato organizzato dal Telefono Rosa Frosinone, gestore del centro antiviolenza territoriale di Ceccano, e abbracciato dal Comune ospitante. Sono intervenuti anche il questore Domenico Condello, Stefania Galella per conto della Prefettura, e il comandante locale dei carabinieri Fabio Laurentini. Ha fatto del tutto per esserci, ma proprio non poteva, anche il nuovo comandante provinciale Gabriele Mattioli.

Il Questore: «Dietro reati spia e codici rossi»

Prefettura, Questura e Arma sono ormai nella rete provinciale contro la violenza sulle donne. «La polizia di stato - ha detto il questore Domenico Condello - ha rapporti capillari con l’intera società, ma bisogna lavorare sulla cultura delle persone nelle scuole, fabbriche e aziende. Grazie alle associazioni di categoria, si scoprono “reati spia” come una minaccia, un ceffone o un eccesso di gelosia».

Violenza di genere che, a detta del questore, «è un fenomeno da arginare, ma facendo anche capire ai soggetti attivi i comportamenti sbagliati». I numeri aumentano anche in Ciociaria, «ma a parte qualche caso gravo - ha aggiunto Condello - il 99% degli uomini è contro la violenza sulle donne».

La questura, in caso contrario, è dotata di una “green room”, «un luogo molto accogliente con una psicologa della polizia - ha concluso -. Le denunce delle donne vengono ormai prese in carico da persone specializzate nel codice rosso. Non credo si possa davvero fare di più ma ognuno di noi non deve delegare ad altri».

Prefettura, Galella: «Afflitte come madri e istituzioni»

Il convegno, però, è stato aperto dalla referente prefettizia Stefania Galella: «Viviamo uno dei momenti più bui, purtroppo non sono più fatti isolati. Siamo tutti chiamati a intervenire. Lo facciamo attraverso un protocollo d’intesa che mira a prevenire e intervenire nei casi di violenza, un male che ci sta affliggendo come madri e istituzioni».

Il sindaco Roberto Caligiore, la consigliera provinciale Stefano Furtivo (pari opportunità) e l’europarlamentare ciociara Maria Veronica Rossi hanno accolto con grande favore la nuova legge antiviolenza.

«Introduce uno strumento importante come l’arresto differito in flagranza, sinora impossibile - così Caligiore - anziché una lotta al patriarcato che non esiste più, soprattutto in Ciociaria, dove la donna ha un ruolo forte nella famiglia».

Il monologo di Lucia e le donne in politica 

Durante il convegno anche un emozionante monologo della 17enne Lucia Pupparo, studentessa dell’Itis di Ferentino, interpretando una vittima ed emozionando il pubblico.

Video

La parlamentare Ue Maria Veronica Rossi, in collegamento, ha definito l’approvazione del “Ddl violenza” come «una vittoria in più, ma bisogna rimettere al centro la donna - ha dichiarato - nonché coinvolgere i ragazzi e renderli protagonisti, senza scaricare tutta la responsabilità sulla scuola che ha già quella della formazione. È la famiglia il nucleo fondamentale».

Secondo la consigliera Stefania Furtivo «non bisogna parlare soltanto delle vittime, ma anche delle donne salvate e uscite fuori dal tunnel, anche grazie a progetti come “Mani in pasta” con la pasticceria Dolcemascolo e il forno Pezzella, un corso di formazione per mettersi in gioco e, come già accaduto, trovare anche un lavoro».

CC, Laurentini: «Non nasciamo sbagliati, lo diventiamo»

Ha poi preso la parola Fabio Laurentini, comandante dei carabinieri di Ceccano: «Non nasciamo sbagliati, lo diventiamo. Vanno bene le leggi e i controlli, ma la prevenzione è fondamentale. Bellissimo il monologo della giovane Lucia, ma letto da una 17enne mi ha fatto male, fa piangere». La presidente Patrizia Palombo, secondo lui, «andrebbe istituzionalizzata con altro incarico, per quello che fa con il Telefono Rosa, e avere sempre più strumenti».  

«Facciamo rete, non solo il 25 novembre, e basta con la questione del patriarcato - ha esortato allora la Palombo -. Fallirei come moglie, madre e insegnante se dessi sempre e solo la colpa agli uomini».

Il prossimo 17 dicembre si terrà il galà annuale del Telefono Rosa per la nomina dei nuovi ambasciatori. Avrà simbolicamente luogo in una discoteca di Ceccano, le “Officine Utopia”, «per dare fiducia ai giovani, perché non sono ovviamente tutti cattivi - così a riguardo la presidente Palombo -. In quel locale è severamente vietato l’ingresso ai minorenni, ma noi ci porteremo dentro »gli studenti delle scuole per sfatare le false credenze».

Telefono Rosa: «Anche educazione alla genitorialità»

Per la sua vice Sara Mastrogiacomo, educatrice, «è anche tempo ormai di educazione alla genitorialità, perché i genitori sono troppo permissivi e i figli non hanno le basi, come vediamo anche a Ceccano». Proprio in città c’è un centro regionale di orientamento per donne e figli vittime dell’odio in tutte le sue forme.

È gestito dall’associazione provinciale del Telefono Rosa, situata nell’ex pretura di Ceccano, struttura comunale che accoglie anche carabinieri, polizia locale e servizi sociali. Lo sportello antiviolenza si trova in un luogo più che sicuro, pronto ad accogliere donne violentate nel corpo o nell’anima, a stretto contatto anche con l’assistenza sociale.

Alla giornata del 25 novembre, quella per l’eliminazione della violenza sulle donne, si arriva con un dato eloquente: una doccia uccisa ogni tre giorni.

Federica e Giulia, le ragazze del lago

La giovanissima Federica Mangiapelo la uccise Marco Di Muro, allora 21enne cameriere di Formello, tenendole la testa sott’acqua dalla spiaggia di Anguillara Sabazia. Lei aveva chiuso il rapporto, urlandogli “Io per te sono morta”, dopo una violenta lite al rientro da una festa svoltasi a Bracciano. Fu arrestato dopo due anni e poi condannato in via definitiva a 14 anni di reclusione, ma con ben due evasioni dai domiciliari.

Giulia Cecchettin, studentessa di ingegneria biomedica a Padova, è stata accoltellata almeno 37 volte dall’ex ragazzo. È Filippo Turetta, 22enne della padovana Torreglia, ormai estradato in Italia dopo l’arresto in Germania. Si erano innamorati tra i banchi universitari, ma la loro storia era ormai finita.

L’ha lasciata morire dissanguata. Ha esalato l’ultimo respiro dopo ventidue minuti di agonia. Storie di ordinaria follia per ragazze di provincia, come quelle raccontate a Ceccano. Ma c’è chi ce l’ha fatta a venirne fuori.

«Mai più storie di ordinaria follia»

«Non ce la faccio più ad andare da vittime di violenza con i loro bimbi che ti dicono di non lasciarli - ha esternato Patrizia Palombo -. Una volta una bimba mi ha detto “Papà mi morde sempre la mano, ma lo sa che non deve toccare la patatina”. E poi le donne che, dopo la denuncia, si sentono messe loro in galera. L’età si è abbassata, l’ultima ragazza soccorsa ha appena 18 anni».

C'è anche «la storia di una 27enne incinta e massacrata da un ricco imprenditore, che non la lasciava andare sola neanche al supermercato e la abbandonava per strada quando andava su tutte le furie». L’educatrice Sara Mastrogiacomo, anche musicoterapeuta, è finita quasi in lacrime nel parlare di una bimba presa in carico con la madre sin da quando aveva poco più di un anno.

«A otto anni non scendeva dall’autobus perché aveva il terrore di essere abbandonata - ha raccontato -. Quell’essere portava con sé la bambina per nasconderle la droga nel pannolino, dopo che era nata con una crisi di astinenza, visto che la madre era costretta a drogarsi. Devo essere professionale e distante, ma ogni volta è un pugno allo stomaco. Se non seguiamo i figli, diventeranno anche loro vittime o maltrattanti».  

Ultimo aggiornamento: 22:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA