Le coppie di mamme omogenitoriali vincono il primo round del braccio di ferro con la Procura di Padova sul riconoscimento all'anagrafe dei loro figli, bambini e bambine registrati con una una mamma biologica, partoriente, ed una 'intensionalè (o affettiva).
Figli con due mamme, Corte d'Appello di Milano respinge le trascrizioni: «Sono illegittime»
La decisione
Poi le prime reazioni da parte delle madri Arcobaleno: «Hanno vinto coraggio e buon senso, contro un accanimento ideologico - ha dichiarato Laura - Ha vinto la rete di avvocati che ha presentato una difesa inattaccabile, contro un Parlamento dormiente. Hanno vinto i nostri figli, che possono continuare a chiamarci mamme». Reazioni di segno opposto dal mondo politico, in particolare con un botta e risposta tra Elly Schlein e la ministra Eugenia Roccella. «Sulla politica e sul Parlamento - ha detto la leader del Pd - grava una responsabilità importante rispondere al monito formulato dalla Corte costituzionale fin dal 2021 e approvare una legge che riconosca pari dignità a tutte le famiglie. Cosa ha da dire il governo di Giorgia Meloni? Non possono continuare a ignorare e calpestare la dignità e i diritti di centinaia di bambine e bambini chiudendo gli occhi di fronte alla pluralità di modelli familiari presenti nel nostro Paese». Immediata la contro-replica della ministra Roccella: «Segnaliamo all'onorevole Schlein che la procedura indicata dalla Corte di Cassazione per le coppie omosessuali, e cioè l'adozione in casi particolari, è la stessa che da decenni viene utilizzata dalle coppie eterosessuali, in particolare dalla mamma single che instaura una relazione con uomo e desiderano che egli possa riconoscere i suoi figli». Dal 2017 ad oggi sono tati 41 gli atti di nascita di bambini di coppie omogenitoriali - solo di mamme - registrati dal Comune di Padova. Di questi, 37 erano caduti l sotto la 'scurè della Procura, in forza della circolare del Viminale che invitava i prefetti ad impedire il riconoscimento da parte dei sindaci delle famiglie omogenitoriali.
L'iniziativa
L'iniziativa fu assunta a Padova dall'aex procuratrice Valeria Sanzari, nel giugno 2023. Dopo il suo trasferimento a Venezia, però, le impugnazioni non si erano più ripetute, tranne in un caso. Nell'ordinanza, il Tribunale spiega che la rettificazione non può avvenire contro l'atto dell'anagrafe, ma deve riferirsi alle diverse azioni di status del minore, che vanno percorse con rito ordinario. «Il procedimento di rettificazione degli atti di stato civile - si legge - è ammesso solo nei casi in cui debba disporsi l'integrazione di un atto incompleto, o la correzione di errori materiali, o l'eliminazione di eventuali omissioni nelle quali si sia incorsi nella redazione dell'atto». Al di fuori di questi casi, quando si deve procedere ad accertamenti costitutivi «influenti sullo stato delle persone», il giudizio «deve svolgersi nelle forme del processo ordinario di cognizione». Il Movimento Pro Vita, intanto, chiede che la Procura di Padova «faccia ricorso alla Corte d'Appello». E se è vero, al momento, che il Tribunale ha dato picche alla Procura per una questione di metodo, nel merito entra l'assessora comunale Francesca Benciolini, sottolineanco il passaggio dell«ordinanza in cui si afferma che »la stabilità del rapporto - tra le due mamme ndr. - garantisce tutela ad un interesse fondamentale e prevalente del figlio, ravvisabile nella necessità di mantenere la propria identità personale che si è costruita sia in quanto figlio di quei genitori che se ne sono presi cura morale e materiale (anche se non legati da vincoli biologici)«.