Antonio Subranni, morto l'ex capo del Ros: fu l'artefice della cattura di Totò Riina. Fu assolto per la trattativa Stato-Mafia

Il generale dei carabinieri si è spento a 91 anni. Fu assolto per la trattativa Stato-Mafia

Martedì 26 Marzo 2024 di Valeria Di Corrado
Antonio Subranni, morto l'ex capo del Ros: fu l'artefice della cattura di Totò Riina

«Un Carabiniere vero, uno che aveva sempre combattuto la mafia, con coraggio e determinazione».

Nelle parole di Rita Dalla Chiesa c'è il ritratto commosso del generale Antonio Subranni, scomparso venerdì scorso a Roma, all'età di 91 anni; anche se la notizia si è saputa solo ieri. «Mi scuso con la famiglia se rompo il loro ammirevole riserbo - ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri - Ma penso che chi ha conosciuto le vicende italiane debba pubblicamente rendere onore al generale Subranni, alla sua memoria e al suo esempio». Resterà sui libri di storia perché, sotto il suo comando, i militari del Ros catturarono Totò Riina, guidati dal generale Mario Mori. «Ho ancora nelle orecchie la voce di mio padre che chiamava "Subranni, mi raggiunge in ufficio per favore?" - ricorda Dalla Chiesa, vicepresidente dei deputati di FI - E lei si aspetti di sentire ancora quella voce "Subranni, mi raggiunga". Me lo saluti».

 

La carriera

Nato a Termoli il 28 agosto del 1932, iniziò la sua carriera da ufficiale dei carabinieri nel capoluogo siciliano. Sul finire degli anni 70, gli fu affidata la guida del Reparto operativo del comando provinciale di Palermo. Divenuto generale di brigata, il 3 dicembre 1990 fu nominato primo comandante del neonato Raggruppamento operativo speciale (Ros), sorto dalle ceneri del Nucleo speciale antiterrorismo creato a Torino nel 1974 dal generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Nel 1993 passò al Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (Cesis), l'anno successivo al comando della divisione Palidoro dei carabinieri. Andò in congedo nel 1996 con il grado di generale di corpo d'armata. Prescritto dall'accusa di favoreggiamento per i depistaggi nelle indagini sull'omicidio di Peppino Impastato, ha subito poi l'onta di essere imputato nel processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, insieme agli altri due ex ufficiali del Ros Mario Mori e Giuseppe De Donno. Ma, prima di lasciare questo mondo, ha potuto assaporare la notizia dell'assoluzione definitiva della Corte di Cassazione, «per non aver commesso il fatto», emessa a giugno scorso. «Un Carabiniere che aveva dovuto affrontare la fatica di accuse pesantissime, che si era ammalato per aver dovuto subire l'umiliazione dell'attacco al suo onore e alla sua divisa - spiega Dalla Chiesa - Quella divisa di cui i Carabinieri vanno fieri, perché rappresenta lo Stato e la lotta a ogni forma di ingiustizia. L'assoluzione netta da ogni accusa aveva salvato la divisa, che non aveva mai tradito, ma con il tempo l'aveva spezzato dentro. Generale Subranni, io continuo a volerle bene, sono stati dei veri ba...di, nei suoi confronti, ma adesso che ha incontrato finalmente la pace riuscirà ancora a sorridere».

Ultimo aggiornamento: 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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