Maria Dolores Colleoni, moglie di Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato in carcere a Bruxelles nell’inchiesta Qatargate, può essere consegnata alle autorità belghe.
Qatargate, le intercettazioni
Pierantonio Panzeri, si legge nel mandato di arresto, «è sospettato di essere intervenuto politicamente con alcuni membri operativi del parlamento europeo a favore del Qatar e del Marocco, dietro compenso». La moglie Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia, stando alle carte, lo sapevano e avrebbero collaborato attivamente: «Paiono essere consapevoli delle attività» dell’ex eurodeputato e «addirittura partecipare nel trasporto dei regali dati dal Marocco attraverso Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia». L’indagine, che ha scandagliato il periodo dal primo gennaio 2021 all’8 dicembre scorso, è un ritratto di famiglia con «intrallazzi». A cominciare dalle regalie ricevute dal Marocco, che l’ex eurodeputato pare apprezzare: in una conversazione «commenta la consegna dei doni, dei quali sarebbe stato a quanto pare il beneficiario». Ma ad agevolare la triangolazione con il Marocco, tramite l’ambasciatore in Polonia, ci sarebbe stato il solerte lavoro di moglie e figlia, che avrebbero collaborato nel trasporto. Per i magistrati il ruolo di Maria Dolores sarebbe tutt’altro che marginale. «Tutto dimostra che la moglie esercita una certa forma di controllo sulle attività del marito, o che almeno cerchi di mantenerlo», sottolinea l’atto di accusa. È lei, tanto per cominciare, che detta le regole quando si parla di ferie. In una conversazione Panzeri le annuncia che sarebbe andato in vacanza il primo gennaio «usando “l’altra soluzione” e che avrebbe potuto addebitare 10 mila euro dal conto bancario qui in loco», cioè in Belgio. La Colleoni però non pare convinta. Gli spiega di essersi informata sui prezzi per il viaggio di Natale: «Non è possibile affrontare una spesa di 100 mila euro per le vacanza come l’anno scorso, l’offerta attuale di 9 mila euro a persona solamente per l’albergo è troppo cara». Frasi che però, secondo gli avvocati della donna, «vanno contestualizzate e approfondite».
Gli intrallazzi
Il mandato del giudice istruttore belga prende poi in esame le questioni bancarie. Dalle intercettazioni emerge come Maria Dolores Colleoni abbia detto al marito «di non essere d’accordo che sul suo conto corrente venissero addebitati 35 mila euro». Gli consiglia poi di «aprire un conto bancario in Belgio e apparentemente insiste di non volere che lui facesse qualsiasi operazione senza che lei potesse controllarlo». Suggerisce poi al consorte di aprire un conto con «partiva Iva, il che suggerisce che Panzeri avrebbe potuto cominciare una nuova attività commerciale soggetta a Iva». La coppia, per le proprie spese, avrebbe attinto anche da una carta di credito intestata a un’altra persona: è il fantomatico «géant», il gigante, è cioè l’ambasciatore marocchino Abderrahim Atmounal. Secondo il giudice istruttore anche questa costituirebbe una prova del presunto sistema corruttivo al quale avrebbero partecipato anche moglie e figlia. Proprio la Colleoni, «per riferirsi ai viaggi e agli affari del marito, usava la parola “combine”», intrallazzo. Il termine, si legge nell’atto, «è negativa e suggerisce» che Panzeri «usasse dei metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi». Domani nuova udienza, i giudici si pronunceranno sulla richiesta di estradizione per Silvia Panzeri.