Due anni dopo l'invasione la guerra prosegue in Ucraina ma anche in territorio russo.
Lo stallo della guerra
Secondo l'analisi del quotidiano russo lo stallo della guerra è una brutta notizia per il Cremlino sia militarmente che economicamente in vista delle elezioni. Se l'Ucraina resiste, anche economicamente, l’economia russa mostra evidenti segnali di tensione. Un rapporto del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti rileva che l’economia di Putin è inferiore del 5% rispetto a quella che sarebbe stata se lo zar non avesse invaso l’Ucraina. «Lo stesso rapporto - scrive Novaya Gazeta - rileva che le sanzioni hanno effettivamente limitato la crescita dell’economia russa, portando a tassi di interesse elevati (16% nel dicembre 2023) e all’indebolimento del rublo. Gli esportatori russi di 43 settori sono obbligati adesso a cambiare in rubli il 90% della valuta estera ricevuta. Un piano che evidenzia la nube di incertezza che avvolge il sistema finanziario russo e che minaccia un’ulteriore destabilizzazione del tasso di cambio». Dal 2022 i combattimenti si sono svolti quasi esclusivamente in Ucraina, con la Russia che ha colpito direttamente gli impianti di produzione, le vie di trasporto, le istituzioni e le infrastrutture. Da allora però Kiev ha riparato almeno il 62% delle centrali termoelettriche distrutte, il 68% delle centrali idroelettriche e l’80% delle linee elettriche. Senza contare che gli attacchi russi hanno anche interrotto le attività di esportazione. L'Ucraina è uno dei maggiori fornitori di grano al mondo e le esportazioni di grano rappresentano in media circa il 10% del Pil annuale del Paese. «Solo dopo che la Russia si è ritirata dall’accordo sul Mar Nero sostenuto dalle Nazioni Unite nel luglio 2023 - spiega Novaya Gazeta - l’Ucraina è riuscita a stabilire un nuovo corridoio marittimo il mese successivo. Le prospettive economiche dell’Ucraina restano brillanti nonostante gli sforzi della Russia per offuscarle».
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Le sanzioni contro la guerra in Ucraina
In Russia la maggior parte delle perdite economiche è dipesa dalle sanzioni occidentali. «Gli analisti - riporta Novaya Gazeta - evidenziano che, a causa delle vittime militari e dell’esodo di individui in fuga dalla leva, la Russia si trova ad affrontare una pesante crisi demografica. Inoltre, la sua economia è stata indebolita dal calo dei proventi del petrolio e del gas e dalla diffusa e paralizzante carenza di materiali prodotti in Occidente. Sebbene le sanzioni economiche non siano riuscite a fermare la guerra, sono riuscite a mettere a dura prova l’economia russa». Per il quotidiano indipendente il Cremlino non sta vincendo la guerra, né militarmente né sul fronte economico. «L’Ucraina si sta riprendendo dallo choc iniziale e, se continuerà l'assistenza estera, avrà il sopravvento nella guerra di logoramento». Ma resta chiaro quanto Kiev abbia urgentemente bisogno di maggiori capacità militari per continuare a difendere il Paese dagli attacchi aerei russi. «L’Occidente deve continuare a fornire aiuti finanziari e militari, e dovrebbe continuare a stringere le sanzioni economiche per negare alla Russia le risorse di cui ha bisogno per condurre la sua guerra di aggressione». Ma la Nato ha escluso un eventuale invio di truppe in Ucraina.
Tra Kiev e il Papa è gelo
Quello del Papa alla tv svizzera è un intervento destinato a far discutere in Ucraina, dove sin dall'inizio della guerra non è mancato lo scontro del governo e la chiesa locale col Vaticano e i suoi continui appelli a scegliere la via del dialogo per fermare le armi. Il presidente Zelensky ha sempre derubricato il ruolo della Santa Sede solo a questioni di carattere umanitario, ad esempio invitando il Vaticano a farsi promotore della questione dei bambini ucraini deportati in Russia. Per il resto, Kiev si è sempre rifiutata di negoziare alcuna pace che comporti la cessione dei territori contenuti nei confini del 1991, Crimea compresa. Gli appelli alla pace del Vaticano sono sempre stati respinti al mittente, con non poche tensioni che hanno attirato per il Pontefice l'accusa di essere «filorusso», lanciata dal consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak. Un anno fa ci ha provato poi il cardinale Zuppi a muoversi tra i due Paesi alla ricerca di uno spiraglio di pace, senza successo. Dopo le ultime parole del pontefice, il divario tra il governo di Zelensky e la Santa Sede sembra allargarsi sempre di più.