L’Italia incontra l’Ucraina. Obiettivo: “fare squadra” per garantire il sostegno italiano alla ricostruzione. È una vera e propria “missione di sistema” che porta a Kiev di primo mattino il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, l’ambasciatore Francesco Talò, consigliere diplomatico del presidente Meloni, e il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Anche i tempi hanno un significato, il giorno dopo il “sì” a larga maggioranza del Senato al decreto che autorizza l’invio di armi e materiali a Kiev per tutto il 2023.
MADE IN ITALY
Segno, pure questo, della collaborazione non solo pubblico-privato, ma tra Farnesina e dicastero delle Imprese e Made in Italy. Emblematico il viaggio fianco a fianco in treno del ministro e di Bonomi. Urso era già stato a Kiev durante la guerra, lo scorso settembre, primo esponente del centro-destra come ieri è stato il primo rappresentante del nuovo esecutivo. «A Kiev ho ribadito il pieno sostegno dell’Italia alla resistenza ucraina – aveva detto allora - anche a nome del presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Sostegno che non risentirà della situazione politica transitoria legata alle elezioni, e che caratterizzerà anche il futuro governo». Ieri è tornato in Ucraina «per ribadire la solidarietà dell’Italia al popolo ucraino e concordare le nuove misure che il governo intende predisporre su mandato parlamentare», informa una nota del ministero. Mentre dall’Italia, il premier ribadiva al Tg1 che «l’Italia c’è». «A Zelensky dirò che l’Italia c’è, come c’è stata dall’inizio, ma vorrei parlare anche di futuro, di ricostruzione - ha detto Meloni -: non rinunciamo a fare la nostra parte per arrivare a una soluzione del conflitto».
L’apertura del desk confindustriale nella nostra rappresentanza secondo Bonomi è «la testimonianza concreta della volontà di lavorare in squadra». Urso ha pure firmato una dichiarazione congiunta che istituisce un gruppo di lavoro bilaterale per la cooperazione su logistica, alta tecnologia, spazio, macchine agricole, startup e Piccole e medie imprese, attrazione investimenti e settore fieristico. «Tutto questo ha una portata e un significato che vanno ben oltre i soli interessi economici», commenta Bonomi. «Si tratta di sostenere un Paese che ha visto ledere la propria sovranità territoriale, e di creare basi solide per concretizzare il processo di adesione all’Unione Europea».
APPROCCIO UNITARIO
Il presidente di Confindustria indica la strada di un «approccio unitario, coordinato e coerente da parte di tutti i protagonisti e per questo stiamo collaborando con il governo nella definizione di strumenti e priorità nella logica di “fare sistema”». La stessa apertura degli uffici di viale dell’Astronomia nell’Ambasciata a Kiev «è una piccola ma significativa rivoluzione nel sistema di promozione degli interessi imprenditoriali italiani all’estero». La fine della guerra è lontana, ma è importante che fin d’ora si gettino le basi di una presenza italiana per il dopoguerra e la ricostruzione. Alla prima conferenza sul tema, quella di Lugano lo scorso luglio, l’Ucraina aveva presentato una mappa digitale in evoluzione con le esigenze del Paese. E indicato una prima, provvisoria entità degli interventi, ovviamente da rivedere sulla base dell’andamento del conflitto e della progressiva distruzione operata dai russi. Allora si era parlato di 750 miliardi di dollari, da attingere anche ai beni e patrimoni russi congelati. In questi giorni, sulle pubblicazioni dei grandi think tank e le testate giornalistiche più attente alla politica internazionale, si sottolinea che accanto alla ricostruzione andrà pensata la riforma, per adeguare Kiev agli standard europei e ricostruirla «migliore di prima». A Lugano, proprio Zelensky aveva assicurato con una delle sue frasi a effetto: «La ricostruzione stessa diventerà una grande riforma».