Hotel Progresso, progetto pronto ma la burocrazia blocca il cantiere

Domenica 19 Maggio 2024 di Giuditta Bolzonello
Hotel Progresso, progetto pronto ma la burocrazia blocca il cantiere

PIEVE - Un ristorante di classe, una confortevole spa, un'area fittnes al piano terra, la piscina all'aperto; 929 metri quadrati di appartamenti divisi fra il primo e il quarto piano, un garage interrato: questo in strettissima sintesi il progx\tto, firmato dallo studio Scp di Renzo Costa di Roma per il recupero dell'albergo Progresso di Pieve di Cadore.

Ma non c'è ancora il benestare dell'amministrazione comunale. Lo storico edificio, che da tempo ha cessato l'attività, nel passato primeggiava grazie agli ospiti prestigiosi, dalla regina Margherita di Savoia, ma anche teste coronate di altre casate europee, e Giosuè Carducci.

IL PRECEDENTE

Il poeta alloggiò al Progresso per la prima volta nel 1892 quando, suggestionato dagli echi risorgimentali e dal fascino delle Dolomiti, scrisse l'ode "Cadore", una targa, ancora visibile sulla facciata della struttura, ricorda l'illustre ospite. L'edificio primitivo, acquistato nel 1872-1873 da Luigi Ciotti, pioniere del comarto alberghiera cadorino, era una semplice costruzione su due livelli che, per ampliamenti successivi, passò dalle poche stanze ad un'offerta unica in tutto il Cadore. È sempre rimasto di proprietà della famiglia, dopo i primi 50 anni di attività nel 1923, come si legge da un opuscolo dell'epoca, aveva 100 posti letto e sale capaci di 500 coperti. Nemmeno la razzia austriaca durante la Grande Guerra fermò gli intraprendenti proprietari che continuarono subito dopo la fine del conflitto con migliorie e modifiche.

LA VENDITA

La decisione di vendere il bene non è stata facile per l'ultimo erede che vive nel padovano, ma non c'è più nessuno in famiglia che se ne possa occupare; non c'erano altre possibilità tranne l'abbandono definitivo con tutte le conseguenze del caso. L'attività è cessata nel 2007, fino a qualche anno fa era rimasto aperto il bar, poi più nulla. Tanta storia, tanta gloria e quel clima di grande eleganza che l'hanno accompagnato e che potrebbe tornare grazie all'iniziativa di un investitore interessato all'acquisizione che ha affidato il progetto ad uno dei più celebri e stimati architetti italiani che, come precisa dal suo sito “non possiede unicamente una visione architettonica, ma anche una vera e propria filosofia dell’esteriorità: un particolare che solitamente segna la differenza fra un architetto ed un grande architetto”.

IL PROGETTO

Il progetto ben racconta la visione che ha riassunto in linee e punti quello che potrà diventare un gioiello in pieno centro, una sorta di omaggio agli storici palazzi che lo circondano a cominciare da quello della Magnifica per proseguire con il Solero Jacobi. Un intervento di riqualificazione e rilancio di una grande struttura, ormai fatiscente, che la gente di Pieve attende da tempo, ma che sta cozzando contro la burocrazia. Il progetto è stato presentato agli uffici competenti lo scorso autunno; lo stesso, che sembrava risolutivo di ogni problematica, è stato illustrato a metà marzo da proprietà e i progettisti, che rappresentarono sul posto l'investitore, in un incontro con l'amministrazione comunale ma ad ora nulla ancora si è mosso.

IL QUESITO

La domanda a questo punto è d'obbligo: per quale motivo la burocrazia rallenta la realizzazione di un obiettivo che è di interesse per tutta la comunità? Cessato o ridotto il vincolo alberghiero cosa impedisce l'approvazione del progetto e l'avvio dei lavori che porteranno posti di lavoro nei servizi vari, ridaranno lustro alla piazza con la soddisfazione generale? È la risposta che attendono i proprietari, l'acquirente e il progettista pronti a dare il via ai lavori per il recupero dell'immobile che potrà diventare un'operazione di pregio e vanto per tutta la comunità pievese. 

Ultimo aggiornamento: 08:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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