Ultraleggero precipitato a Trevignano. Il proprietario, ex comandante delle Frecce Tricolori: «Lanfranco era un amico, prestavo il mio aereo soltanto a lui»

Il dolore di Alberto Moretti: «De Gennaro era un pilota esperto. Saranno gli investigatori a dire se il velivolo era sicuro. Per fortuna non si è incendiato»

Martedì 26 Marzo 2024 di Valeria Lipparini
Alberto Moretti, ex comandante delle Frecce Tricolori, a Trevignano sul luogo dell'incidente aereo

TREVIGNANO (TREVISO) – Si schermisce. E mette subito in chiaro che c’è un’inchiesta in corso e che non vuole, e non può, dire nulla. L’ex comandante delle Frecce Tricolori, Alberto Moretti, è scosso per l’incidente aereo di Trevignano, costato la vita al suo amico Lanfranco De Gennaro, il generale 71enne dell’Aeronautica in pensione morto insieme alla moglie 70enne Lucia Bucceri, sabato mattina.

Lentamente, una parola dietro l’altra, pronunciate a fatica, quasi smozzicate, emerge il rapporto di fiducia, rispetto e amicizia, che lo legava a De Gennaro, pilota esperto, che dopo pochi minuti dal decollo, dall’aviosuperficie di San Gaetano, a Montebelluna, si è schiantato nel giardino di un’abitazione, in vicolo degli Alpini, a Trevignano. Evitando le case sottostanti e i fili dell’alta tensione. A dire cos’è successo sarà un’indagine dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

L’aereo prestato 

L’ex comandante Moretti sa solo una cosa. Era geloso del suo ultraleggero, un Tecnam P2002. Non lo prestava a nessuno, eccetto a De Gennaro. «Il mio aereo? Ci volava, ogni tanto, soltanto Lanfranco. Non l’ho mai dato a nessun altro. Non lo noleggiavo, se è questo che mi sta chiedendo. Era il mio aereo» risponde Moretti. E così è stato. Sabato mattina De Gennaro è salito a bordo dell’aereo del collega che, come lui, ha centinaia di ore di volo sulle spalle. A fianco, la moglie. Doveva andare a Campoformido a “ritirare” il proprio ultraleggero, che era in riparazione. Ma i coniugi De Gennaro in Friuli non ci sono mai arrivati. Dopo pochi minuti dal decollo, forse a causa di un guasto al motore, l’aereo si è schiantato nel giardino di una casa. «Lanfranco aveva già pilotato il mio aereo» ricorda Moretti. E il figlio di De Gennaro, Marco, conferma, con la fatica del dolore: «Mio padre aveva collaudato quel velivolo e ci aveva fatto tre o quattro voli. Non c’erano mai stati problemi».

L’ex comandante è accorso sul posto

Il giorno della tragedia Alberto Moretti, ex comandante della Pattuglia nazionale acrobatica nel biennio 1991-1992, è corso a Trevignano. L’uomo che risollevò le Frecce Tricolori dopo il disastro aereo di Ramstein, in Germania, nel 1988, non aveva parole. Non ci poteva credere. Era stato subito sentito dai carabinieri e si era chiuso in un assoluto silenzio. Adesso dice: «Le condizioni del mio ultraleggero? A dire se era tutto a posto sarà l’ispettore dell’Ansv, che è già stato inviato a visionare i rottami del velivolo e ha effettuato un primo sopralluogo». Il combustibile che il Tecnam ha sversato nel giardino dopo lo schianto è, invece, per lui di facile lettura. «È molto probabile che la fuoriuscita di combustibile sia una conseguenza dell’urto dell’aereo al suolo. Siamo stati fortunati che non si è incendiato tutto, e non è esploso. Ma, anche in questo caso, a dire cosa è veramente successo ci sono i tecnici e i periti dell’Agenzia per la sicurezza del volo. Io non posso sbilanciarmi, parlo per esperienza».

Il rapporto di amicizia

Il rapporto che lo legava a Lanfranco resta, alla fine, una cosa privata. Si legge tra le righe. Si vede da quel velivolo prestato soltanto a lui. «Lanfranco sapeva cosa faceva, era esperto» ricorda, soltanto, l’ex comandante delle Frecce Tricolori Moretti. Ed è già una sentenza che contiene il saluto di un pilota. Di chi, nei cieli, si trova a casa.

Ultimo aggiornamento: 16:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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