Dopo un quarto di secolo, la pellicola ispirata alla vita di Moana Pozzi continua a fare notizia. E a dare scandalo, perlomeno al Corecom del Veneto in carica nel 2014, che aveva segnalato all’Agcom la trasmissione di “Guardami” su Telenuovo a partire dalle 22.21, «senza tuttavia l’adozione degli accorgimenti previsti trattandosi di fascia cosiddetta Protetta». Per questo motivo l’emittente aveva ricevuto una sanzione di 10.000 euro, ma a distanza di 10 anni ha vinto il ricorso davanti al Tar del Lazio, dove ha sostenuto che quello del 1999 era «film d’autore in quanto presentato alla Mostra del cinema di Venezia, e quindi di contenuto non pornografico».
L’ORARIO
In quella prima edizione del direttore Alberto Barbera, l’opera di Davide Ferrario (inserita nella sezione “Sogni e visioni”) era stata una delle più attese e discusse al Lido, insieme ad “Eyes wide shut” di Stanley Kubrick (fuori concorso a chiusura della rassegna).
LE SCENE
Nel corso del lungo contenzioso l’emittente veneta si è difesa, facendo presente fra l’altro che il prodotto aveva ottenuto dalla commissione di revisione cinematografica del ministero dei Beni culturali «il nulla osta alla pubblica visione senza divieti», tanto da essere classificato «film per tutti». Tuttavia l’Agcom ha replicato che quel giudizio poteva valere per la sala cinematografica, ma non per la programmazione televisiva. Di qui la multa: «Le tematiche trattate nel film “Guardami”, inerenti le vicende di vita di una pornostar, e talune scene in esso rappresentate, recanti nudità con visione diretta e ravvicinata di organi genitali maschili e femminili ed esplicita rappresentazione del rapporto sessuale in varie forme di consumazione, appaiano inidonee per i contenuti veicolati alla visione da parte del pubblico minorenne, configurandosi come potenzialmente nocive per lo sviluppo fisico o morale dello stesso». Alla fine però il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di Telenuovo. I giudici amministrativi di primo grado hanno rilevato una serie di vizi nell’adozione della misura attraverso un’ordinanza presidenziale, anziché un provvedimento collegiale, ad esempio per «assenza del requisito della straordinarietà». La sanzione è stata annullata, anche se il verdetto potrà essere appellato davanti al Consiglio di Stato.