Foto hard e sesso, ricatto a luci rosse in terza media

Giovedì 17 Ottobre 2019 di Luca Ingegneri
Ricatto a luci rosse
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ALTA PADOVANA - Sono stati compagni di classe per un brevissimo periodo sui banchi di terza media di una scuola dell’Alta padovana. Lei, neppure tredicenne, si era invaghita di quel ragazzo più grande già incappato in un paio di bocciature. Tanto che al compimento del sedicesimo anno di età lui ha lasciato gli studi. I due sono però rimasti in contatto. Ed è a quel punto che è scattata la trappola. Lui le ha chiesto di inviargli via whatsapp alcune fotografie in mutandine e reggiseno. Inizialmente la tredicenne si è rifiutata, poi, di fronte alle insistenze del ragazzo, si è convinta a mandargliele. In fondo - questo il suo pensiero - non c’era nulla di male. Si trattava di scatti innocenti. Ad un mese di distanza, dopo aver ricevuto una cinquantina di fotografie, lui ha però alzato l’asticella. Quelle istantanee non gli bastavano più. Voleva foto di nudo integrale. La ragazzina ha provato ad opporre resistenza. Ma è stata messa di fronte ad un vero e proprio ricatto.
 
LA PAURA
Se non avesse soddisfatto le pressanti richieste le fotografie già in suo possesso avrebbero rapidamente fatto il giro del paese. Lui era in grado di girarle ai suoi amici. Atterrita all’idea che i suoi scatti diventassero di dominio pubblico tra gli adolescenti della zona la ragazza ha finito per obbedire. Ed ha iniziato a produrre autoscatti in serie con il proprio cellulare mentre si trovava in casa da sola. Ma le pretese del giovane crescevano settimana dopo settimana. Sempre con l’identica minaccia. Pretendeva foto particolari, con momenti di intimità colti in posizioni inequivoche. La ragazza ha continuato a subìre il ricatto per oltre due anni, con una frequenza di una decina di foto al mese. Fino a quando il giovanotto, ormai maggiorenne, non ha cominciato a formulare esplicite avances di natura sessuale. Lei avrebbe dovuto incontrarlo e soddisfare le sue voglie. La ragazzina ha provato a tirarsi indietro ma le solite minacce di divulgazione dei suoi scatti intimi l’hanno costretta a desistere. I due si sono dati appuntamento in un pomeriggio di agosto del 2016 e lei non ha potuto tirarsi indietro.
A distanza di un mese il giovane è tornato alla carica. Voleva ripetere l’ultima esperienza. A quel punto la ragazzina si è resa conto che non sarebbe mai uscita da quel meccanismo perverso se non si fosse decisa a rivolgersi all’autorità giudiziaria. É stato a quel punto che ha raccontato tutto alla madre mostrandole messaggi e fotografie. L’indomani si sono recate assieme a sporgere denuncia ai carabinieri. E dalle indagini dei militari dell’Arma è spuntata fuori un’altra vittima, una quattordicenne residente nel Trevigiano, ricattata alla stessa maniera.
IL PROCESSO
Il ragazzo non se l’è sentita di affrontare il processo. Il suo difensore, l’avvocato Stefano Malfatti, ha concordato il patteggiamento con il pm della Distrettuale Antimafia di Venezia Alessia Tavarnesi. Un atto e otto mesi di reclusione, con pena sospesa, per violenza sessuale e possesso di foto pedopornografiche. Le due vittime hanno revocato le costituzioni di parte civile dopo essere state risarcite ma il legale della minore padovana, l’avvocato Cristina Bissacco, sta valutando un’azione giudiziaria per ottenere un adeguato ristoro del danno.
Luca Ingegneri
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Ultimo aggiornamento: 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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