Indagine sugli appalti per il cimitero, blitz di carabinieri e polizia locale

Sabato 11 Maggio 2019 di Marco Aldighieri
I carabinieri davanti al cimitero maggiore
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PADOVA Una serie di appalti per i servizi cimiteriali sono finiti nel mirino della Procura. Nella mattinata di giovedì, carabinieri e agenti della polizia locale, hanno effettuato un blitz nello stabile comunale di via Gozzi dove è stato perquisito un dipendente. L’impiegato, che non più tardi di un anno fa lavorava nel settore manutenzione cimiteri, è stato iscritto nel registro degli indagati per un reato contro la pubblica amministrazione. Ieri invece sono stati interrogati dagli inquirenti altri dipendenti di palazzo Moroni impegnati sempre nel settore relativo alle manutenzioni dei cimiteri.
 
I FATTI
L’indagine, condotta dal pubblico ministero Benedetto Roberti, sarebbe scattata oltre un anno fa e nel mirino degli inquirenti sono finiti alcuni appalti di lavori effettuati al cimitero Maggiore. Gli investigatori, la squadra è formata dai carabinieri operativi in Procura e specializzati nei reati contro il patrimonio, e da un gruppo di agenti della municipale, avrebbero agito in seguito ad alcune segnalazioni da parte di imprenditori edili che si sarebbero sentiti irregolarmente estromessi da una serie di lavori di manutenzione in programma nel cimitero. Le indagini nel corso dei mesi sembravano essersi arenate, fino a quando nei giorni scorsi è emerso un nuovo elemento. Da qui è scattata la perquisizione in via Gozzi al dipendente comunale.
IL BLITZ
Giovedì mattina, appena sono stati aperti gli uffici, carabinieri e uomini della polizia locale si sono diretti verso la scrivania dell’impiegato comunale, trasferito non più tardi di un anno fa dal settore manutenzione cimiteri al settore manutenzione strade. Gli inquirenti, sotto gli occhi spaventati degli altri dipendenti, hanno sequestrato al lavoratore il computer e il suo telefono cellulare. Quindi anche una serie di documenti. Poi in un secondo momento hanno perquisito la sua abitazione, dove gli hanno sequestrato il suo computer personale. Il dipendente è finito iscritto nel registro degli indagati, nell’ambito dell’inchiesta relativa ad alcuni appalti sospetti per lavori di ristrutturazione nel cimitero. Ma le indagini sono proseguite anche nella mattinata di ieri. Gli inquirenti hanno interrogato almeno un paio di impiegati comunali in servizio nel settore manutenzioni cimiteri. Non è escluso che nelle prossime ore il numero degli indagati salga. L’obiettivo della Procura è capire se gli appalti sono stati assegnati in maniera regolare, così verranno sentiti anche altri lavoratori comunali e impresari edili.
IN PASSATO
Il cimitero Maggiore di via Chiesanuova, nell’ottobre del 2008, era finito nel mirino della Procura per lo scandalo della dispersione e commistione di spoglie mortali nei forni crematori. Nei guai erano finiti due fratelli dipendenti di una società specializzata nelle cremazioni. I due erano stati accusati di avere mischiato le ceneri di più corpi. La mattina del 14 ottobre di 11 anni fa, i carabinieri del Noe di Venezia (Nucleo operativo ecologico) durante l’ispezione al forno numero 2 trovarono nel cassetto di scarico le ceneri di tre salme. Non solo, perchè gli esperti nominati dalla Procura avevano dichiarato che le ceneri dei tre defunti pesavano troppo poco. Motivo, secondo l’accusa le bare non erano state bruciate, ma riciclate. I due fratelli in primo grado erano stati condannati rispettivamente a un anno e sei mesi di reclusione, ma in Appello sono stati assolti perchè il fatto non costituisce reato. Non hanno mai negato di aver commesso degli errori. Ma non vi era la volontà di arrecare danni nè di assicurare vantaggi a chicchessia. E senza una condotta dolosa non potevano essere condannati. Non avevano alcun motivo di ammucchiare e mescolare i resti delle cremazioni per poi disfarsene a ventiquattr’ore di distanza. I due fratelli avrebbero agito con l’unico intento di accorciare i tempi del servizio. Lo stesso sostituto procuratore generale aveva sollecitato l’assoluzione dei due imputati con la formula dell’insufficienza di prove. 
Marco Aldighieri
Ultimo aggiornamento: 12:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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