Cibo con muffa e insetti, badante condannata a due anni e mezzo per l'abbandono di un'anziana

Venerdì 4 Marzo 2022 di C.A.
Il Tribunale di Pordenone
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PORDENONE - Una badante ucraina è stata condannata a due anni e sei mesi di reclusione per abbandono di incapace. Una pena severa quella inflitta ieri dal giudice monocratico Milena Granata, quasi un monito per coloro che assistono persone fragili, sofferenti o la cui mente annebbiata impedisce anche il più banale dei gesti quotidiani.
A Tamara Uzheiko, 60 anni, una famiglia di Pordenone aveva affidato un’anziana che non era più in grado di provvedere a se stessa e aveva bisogno di assistenza 24 ore su 24.

Era il 2014. Alla donna era garantito anche vitto e alloggio. A cominciare dal 2017 le figlie dell’anziana, all’epoca 95 anni, cominciarono a notare le gravi omissioni che poi sono state riportate dal sostituto procuratore Federico Facchin nel capo di imputazione. La madre era trascurata e in condizioni di abbandono. Andavano a farle visita e la trovavano senza apparecchio acustico e senza dentiera, circostanza che poi le impediva di consumare il cibo. Lo stesso cibo era insano, perché trovavano sul tavolo porzioni con la muffa o con gli insetti. L’anziana era trascurata anche per quanto riguardava la cura della persona: era spesso vestita con un numero sproporzionato di vestiti, maglioni, calze e pantaloni uno sopra l’altro, «in spregio - specifica l’imputazione - di ogni decoro e cura della persona».

IL CASO


Tamara Uzheiko, difesa d’ufficio, non si è mai presentata in udienza. Con i parenti - come è emerso dalle loro sofferte testimonianze - si è sempre giustificata sostenendo che «così vuole» l’anziana. Che non spettava a lei accertarsi che portasse apparecchio acustico e dentiera o che avesse mangiato (l’ultranovantenne non era più in grado di mangiare da sola). Andava a dormire vestita, truccata e con i gioielli addosso? «Così lei vuole», era la risposta. La badante a mano a mano che i mesi passavano si disinteressava e lasciava la 95enne nell’incuria. Non rispettava nemmeno le indicazioni che le venivano date dalla famiglia, come la prudenza di chiudere le porte a chiave, per evitare che uscisse e cadesse scendendo una scalinata di una ventina di scalini. «Le lasciavamo dei biglietti con dei promemoria», ha ricordato la nipote. Ma la badante li buttava via.
A febbraio 2017 trovarono l’anziana con una profonda ferita sulla fronte: non fu mai chiarito come se la fosse procurata. E il 13 agosto furono costretti a ricoverarla in ospedale perché era disidrata e malnutrita. A quel punto l’anziana fu portata in una casa di riporto. Era il 16 agosto, la badante fu licenziata, ma rimase comunque nella casa. Il 22 agosto fu chiesto l’intervento della Polizia di Stato affinché fosse allontanata, un intervento inutile, perché rimase comunque nell’abitazione fino a novembre.
La famiglia della 95enne, che nel frattempo è mancata, non si è costituita parte civile al processo, non c’era alcun intento di rincorrere risarcimenti. «Abbiamo fatto un esposto - ha spiegato la nipote mentre aspettava la lettura della sentenza - perché non vogliamo che ad altre persone possa succedere quello che è capitato a noi».

Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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