Casa da 900mila euro confiscata alla mafia e regalata al Comune: ospiterà otto famiglie

La palazzina si trova in via Castelfranco Veneto ed era stata acquistata con soldi "sporchi". Realizzata nel 2009 non è mai stata abitata

Mercoledì 17 Aprile 2024 di Loris Del Frate
Casa da 900mila euro confiscata alla mafia e regalata al Comune: ospiterà otto famiglie

PORDENONE - Che le organizzazioni criminali siano arrivate sino alla soglia del Noncello non è certo una novità. Di sicuro lo dimostra un fatto importante, che nel male è pure finito bene. Già, perché a seguito di indagini della Dia, tempo fa è stata sequestrata anche a Pordenone una palazzina frutto di investimenti legati alla criminalità organizzata. Un intero condominio del valore di oltre un milione di euro, acquistato con i soldi sporchi, evidentemente, per rimetterli in circolo e incrementare i beni mafiosi.

Quella confisca, però, ha portato due aspetti positivi. Il primo legato alle indagini che sono riuscite a stroncare un giro che magari avrebbe potuto prendere sempre più piede anche in città, il secondo a restituire a chi ha bisogno, un po' di serenità.


La destinazione futura del palazzo

Quel palazzo, infatti, confiscato alle organizzazioni criminali, sarà utilizzato per scopi sociali e caritatevoli e a gestirlo sarà il Comune di Pordenone. Lo ha spiegato l'altra sera l'assessore al Patrimonio, Giuseppe Verdichizzi che ha fatto la cronistoria di un successo. In pratica circa due anni fa dal Ministero era arrivata una comunicazione che oltre al Comune era stata inviata ad altre istituzioni che operano in città. C'era, infatti, a disposizione una palazzina di due piani, otto appartamenti, in via Castelfranco Veneto. Era proprio quella la palazzina confiscata alle mafie e che lo Stato ha voluto rimettere in circolo. «Ci è stato detto subito - ha spiegato Verdichizzi - che l'uso era obbligatoriamente sociale, altrimenti l'immobile sarebbe stato ripreso indietro». Con il Comune hanno concorso, come detto, anche altri enti, ma evidentemente il progetto scelto dal Ministro è stato quello del Municipio. E così nel giorni scorsi l'assessore al patrimonio, ha ricevuto la chiavi e con i tecnici comunali è andato subito a vedere le condizioni.


Il sopralluogo dello stabile

Come detto la palazzina è in via Castelfranco, si tratta di un immobile del 2009, mai abitato e attualmente è vuoto. Ci sono otto appartamenti, tutti dotati di cantina e garage. Il Ministero ha anche fatto presente all'amministrazione comunale che stiamo parlando di un immobile del valore di oltre 900mila euro. L'assessore al Patrimonio, ovviamente ha subito detto di sì e la delibera è passata in giunta. A questo punto si tratta di dare una piccola sistemata, ritinteggiatura, mettere a posto qualche infisso e comunque - come ha spiegato Giuseppe Verdichizzi - ben poca cosa rispetto al valore dell'immobile anche perché, come detto, non è mai stato utilizzato.

La progettualità

Una volta che i lavori saranno terminati, con l'assessore ai Servizi Sociali, Guglielmina Cucci, sarà portato avanti il progetto sociale legato all'uso della palazzina. In pratica, come ha spiegato la stessa rappresentante dell'esecutivo del sindaco Alessandro Ciriani - ci sono ancora tante famiglie che in questo momento non solo non hanno i soldi per pagare un affitto, ma l'assenza di immobili di proprietà comunale, li costringe a vivere in albergo. Otto di queste famiglie troveranno alloggio in questa palazzina che è stata confiscata alle organizzazioni criminali. Guglielmina Cucci sempre l'altra sera nel corso del consiglio comunale ha fatto anche presente che i numeri delle famiglie in difficoltà a Pordenone sono in costante aumento e che ci sono sempre più italiani. Diverse famiglie hanno anche un reddito, in quanto almeno uno dei due genitori lavora, ma lo stipendio è troppo basso per pagare l'affitto e riuscire a mantenere anche un tenore di vita per garantire al figli un futuro. Una situazione, dunque, che sta evidenziando anche in città problematiche sempre maggiori. Una delle raccomandazioni dell'opposizione è stata quella di poter ricavare sul territorio, anche grazie alla disponibilità di questi nuovi alloggi, nuovi spazi per ospitare le donne picchiate che scappano di casa con i loro bambini. È evidente, però, che in questo caso è necessario un alloggio nascosto per non metterle in pericolo.
 

Ultimo aggiornamento: 20:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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