Inni al Duce sotto la casa del segretario provinciale del Pci: «Ennesima provocazione, ora basta»

Giovedì 6 Luglio 2023 di Alessandro Cal
Bandiere del Pci

CORDENONS - Lunedì sera, 3 luglio, verso le 10, dei giovani in auto si sono accostati davanti alla casa di Daniele De Piero, segretario provinciale del Partito Comunista Italiano (Pci) e membro dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (Anpi), inneggiando ripetutamente al Duce. Poco dopo la situazione si è ripetuta, questa volta suonando anche il clacson per attirare la sua attenzione. L'atto d'intimidazione è stato quindi segnalato ai carabinieri.

L'EPISODIO
«Non è la prima volta che succede, anche se in maniera diversa - spiega Daniele De Piero -. Ci è capitato, quando montiamo dei banchetti per parlare di sicurezza e condizioni di lavoro, che dei passanti si siano fermati per insultarci».
Queste persone non sono state denunciate, perché non si è voluto enfatizzare la cosa, ma non era mai accaduto che qualcuno venisse a intimidirlo direttamente sotto casa sua: «Quanto accaduto è un indice generale dell'intolleranza che si avverte in giro.

Noi lavoriamo nel rispetto dell'avversario e in un'ottica di conversazione. Questi non li considero nemmeno come avversari: sono persone che agiscono al di fuori delle regole democratiche. Anche i miei vicini hanno detto che la cosa va tenuta adeguatamente in considerazione. Non è solo una bravata: sono passati due volte e hanno suonato il clacson perché volevano che uscissi. Anche cento anni fa i fascisti lo facevano nei confronti degli antifascisti. I tempi sono cambiati ma le modalità sono simili, in un atteggiamento avverso alla dialettica democratica».

LE RAGIONI
Queste persone erano giovani, ma gli è capitato di essere insultato anche da persone di età più matura: «Manca un atteggiamento scientifico allo studio. Il fascismo ci ha portato alla guerra mentre il Partito Comunista Italiano è contro la guerra e vuole lo sviluppo armonico di tutte le classi sociali. Il fascismo non è anticomunismo bensì antidemocrazia. Infatti la società nata dalla Resistenza era eterogenea».
Nella scuola dell'obbligo quindi non si studierebbe a sufficienza il ventesimo secolo e per questo motivo non si sarebbe in grado di comprenderlo. Ma, oltre a una maggior qualità di studio - secondo De Piero -, servirebbero anche sani luoghi aggregativi in cui i ragazzi possano incontrarsi. E sottolinea che «c'è una grossa differenza tra la destra e il fascismo e che coloro che lo hanno vissuto di solito lo rigettano. Inoltre - aggiunge - è capitato di incontrare individui ostili i quali, dopo aver dialogato, si sono scoperti più d'accordo di quanto avremmo immaginato».
Anche il mondo dei social non favorirebbe il confronto perché lì si consumano solo le informazioni che interessano e non si cercano opinioni diverse con cui confrontarsi. «È un continuo mordi e fuggi, un consumo di informazioni senza spazio per un approfondimento che alimenta incomprensioni».
Secondo Daniele De Piero il carisma del fascismo si basa sul mito dell'uomo forte che sistema le cose: «Ricordiamoci che il Duce fuggì con l'amante al confine svizzero, travestito da tedesco, lasciandosi alle spalle la moglie e un Paese in rovina. Questa è stata la sua statura morale. Noi come Pci, e io personalmente con Anpi, lavoriamo sull'informazione e la cultura a prescindere dall'orientamento politico. È una questione di civiltà. A qualcuno siamo riusciti a spiegare che le cose non erano come gli erano state dette. Noi come Pci non siamo contro il confronto, ma queste persone il confronto non lo cercano. È difficile parlare con chi ha delle idee antidemocratiche. Non c'è il presupposto».
Numerosi i messaggi di supporto ricevuti negli ultimi giorni da parte di cittadini che hanno condannato il gesto.
 

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