In Friuli tornano le fusioni: Cavasso Nuovo e Fanna vogliono il «matrimonio» per non scomparire

Venerdì 26 Gennaio 2024 di Enrico Padovan
Il municipio di Fanna

Dopo anni di immobilismo, qualcosa si muove. È nato il comitato per la fusione tra Fanna e Cavasso Nuovo. L’opportunità nasce dalla scelta del sindaco, Silvano Romanin, di rassegnare le dimissioni. In questo modo, salvo stravolgimenti, i due Comuni andranno al voto assieme il 9 giugno.

Siccome anche il sindaco di Fanna, Demis Bottecchia, non potrà più ricandidarsi, tra i cittadini dei due paesi è nata l’idea di fondersi. 


L’ACCELERAZIONE


«Cercheremo due candidati che mettano come primo punto del programma la fusione - hanno fatto sapere i promotori, che nelle prossime settimane proporranno un evento pubblico -. Qui la tavola è perfettamente apparecchiata: la stazione dei treni è già Fanna-Cavasso, la Casa di riposo e centro Alzheimer (che si trovano esattamente sul confine comunale) sono dei due Comuni, i due municipi, che si trovano a un chilometro esatto di distanza, sono sguarniti di personale, gli storici amministratori non proseguiranno nel loro compito. Persino la squadra di pallone, ai tempi dei fasti dell’Eccellenza, era già allora Fanna-Cavasso». La fusione è suggerita da un altro elemento: i comuni sono quelli con la minor estensione della provincia, fatto salvo Vajont, che si sviluppa su un unico chilometro quadrato.

Anche le problematiche di gestione sono identiche: c’è un capoluogo comunale e ci sono alcune frazioni collinari molto suggestive che hanno esigenze peculiari anche in ragione della loro fragilità idrogeologica. «Quella proposta - si affrettano a precisare dal neonato Comitato - sarà una fusione di tipo amministrativo, che non ha niente a che fare con l’identità più profonda delle comunità, costruita dall’uomo nel tempo lungo della storia: si tratta di dar vita ad un nuovo ente locale, che unisce le strutture amministrative degli enti precedenti, con l’idea che dalla somma delle forze a disposizione nasca un ente più forte, più specializzato, che riesce a erogare servizi che singolarmente gli enti non erano in grado di assicurare, e anche di farli costare di meno. L’esempio virtuoso di Valvasone Arzene è sotto gli occhi di tutti».
«Anziché avere tanti enti che hanno altrettanti sindaci, giunte, consigli; di avere tanti enti che approvano nello stesso momento altrettanti bilanci, piani regolatori, piani delle opere pubbliche, ne fanno una sintesi unica, e liberano moltissime risorse per assicurare operatività e qualità nelle cose che fanno - prosegue la disamina dei cittadini -. Ne scaturisce un ente che costa meno e rende di più; perché riesce a ottimizzare gli spazi di lavoro, consentendo di risparmiare sulle bollette degli edifici; perché l’unione del personale permette di specializzarsi e quindi di dare risposte più veloci e ancora più corrette, ma anche di dare continuità a quelle risposte, anche in caso di assenze di qualche addetto; perché ogni atto costa meno, anche rispetto alle gestioni associate, visto che in quel caso un ragioniere deve fare e gestire tanti bilanci quanti sono gli enti, mentre nel comune fuso il ragioniere ha un solo documento da amministrare».


LA SPERANZA


«Nel contesto del comune fuso - si conclude l’analisi -, sono le esperienze dei nuovi comuni del Friuli Venezia Giulia a parlare, anche grazie alle risorse che la Regione assicura, le tasse possono essere abbassate o, corrispettivamente, non devono essere alzate; le associazioni hanno più risorse e spazi a loro disposizione per operare; ci sono più fondi per le opere pubbliche e la loro programmazione può essere migliorata, evitando doppioni e quindi aumentando il novero dei lavori da poter realizzare». Il dado è tratto, ora bisogna vedere come reagisce la comunità, «ma dai primi responsi - assicurano dal Comitato - la risposta è entusiastica».

Ultimo aggiornamento: 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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