Il parroco sotto le bombe iraniane a Gerusalemme: «Tanta paura, serve il dialogo»

Martedì 16 Aprile 2024 di Mirella Piccin
Don Girolami e la moschea di Al Aqsa

«Mi trovo a Gerusalemme, nella città vecchia, a poche decine di metri dalla spianata delle Moschee, chiamata al Al-Haram Al-Sharif, allo Studium Biblicum Franciscanum, per l’insegnamento.

Nella notte di sabato 13, tra l’una e le due, c’è stato l’attacco annunciato dall’Iran verso obiettivi militari dello Stato di Israele. Le sirene hanno suonato per 45 minuti e nel cielo, anche sopra la città vecchia, si sono visti i missili intercettati dall’Air Drone che per fortuna, con l’aiuto di Stati Uniti, Gran Bretagna e Giordania, ha funzionato bene, distruggendo in aria il 99% di tutti i droni e missili lanciati. Ovviamente lo spavento è stato tanto».

IL RACCONTO


A parlare è il parroco di Corva di Azzano Decimo (e originario di Maniago) don Maurizio Girolami. Don Maurizio, oltre ad essere docente di Sacra Scrittura e di Patrologia, è anche docente allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
«Il pensiero è andato immediatamente a chi ha vissuto in questi mesi, e purtroppo continua a vivere in tale stato di angoscia, senza sapere quando e dove le bombe cadranno. Da questo punto di vista siamo stati molto fortunati, perché c’era stato l’avviso e la difesa è riuscita a neutralizzare buona parte di ciò che è partito dall’Iran. Viviamo della convinzione che non ci sia alcun interesse a distruggere Gerusalemme vecchia e i luoghi santi, venerati da Ebrei, Cristiani e Musulmani, anche se questo non ci ha preservato dalla paura. Cosa si fa in questi casi? Si prega e ci si affida al buon Dio, ringraziando per il dono della vita, sempre molto fragile e invocando il dono della conversione per quanti non si rendono conto del male che fanno. La giornata di domenica è passata al telefono a cercare di tranquillizzare gli animi di chi era preoccupato per la nostra incolumità, visto che qui siamo diversi italiani tra professori e studenti».

I MESSAGGI


Don Maurizio risponde a un messaggio, rassicurando i suoi concittadini e chi gli vuole bene: «La percezione che nasce dagli organi di stampa in Italia è fonte di preoccupazione, ma la vita quotidiana, almeno per la Gerusalemme vecchia, sembra vivere un’assurda normalità, pur senza pellegrini e turisti» riflette pubblicamente il religioso.
«Oltre alla preghiera, da cristiani possiamo confidare nella fiducia della ragionevolezza di cui ogni uomo è capace, se lo vuole. C’è da sperare che le prossime mosse dei capi di governo, mentre affermano la de-escalation, in realtà con le loro azioni non rallentino quel dialogo verso un compromesso possibile e realistico. C’è da sperare che la logica del contraccambiare “pan per focaccia” lasci presto spazio alla logica del perdono, o almeno del dialogo disponibile. Ma questo, è bene ribadirlo, è novità cristiana e qui si capisce molto bene quanto sia una novità ancora da accogliere».

Ultimo aggiornamento: 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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