Più 8,1 per cento: è questo l'aumento dei prezzi al consumo nel corso del 2022 certificato dall'Istat.
Se guardiamo al 2009, possiamo vedere come siano cambiate le strategie del risparmio nordestino. Se la rinuncia agli acquisti importanti appare equivalente (in entrambe le rilevazioni 38%), e sostanzialmente assimilabili sono le quote di popolazione che hanno ridotto le uscite con amici e parenti (45-46%) o ridotto i propri hobby (32-34%), ad essere cambiate in maniera più sensibile sembrano essere le abitudini di consumo più quotidiane. Così, se nel 2009 era il 36% a dichiarare di acquistare soprattutto prodotti in offerta o in periodi di saldo, oggi la quota sale al 42% (+6 punti percentuali). Ad essere più cresciuta, però, è la componente che ha ridotto i propri consumi di elettricità, gas e benzina, salita dal 41 al 54% (+13 punti percentuali).
Quali componenti sociali si associano ai diversi stili di risparmio? Il profilo di chi ha rinunciato ad acquisti importanti già decisi vede una presenza superiore alla media di giovani (25-34 anni, 50%) e persone di età centrale (35-54 anni, 44-46%), mentre guardando alla categoria socioprofessionale, emerge una presenza più consistente di imprenditori (54%), casalinghe (44%) e disoccupati (51%). Ad aver ridotto la propria socialità sono soprattutto persone tra i 45 e i 54 anni (58%), in possesso di un basso livello di istruzione (51%), imprenditori (54%) o disoccupati (65%). Un taglio ai propri hobby, invece, è stato fatto da persone di età centrale (35-54 anni, 38-41%), imprenditori (53%) e liberi professionisti (38%). Quanti acquistano prioritariamente cose in offerta o durante i saldi, poi, sono gli intervistati di età compresa tra i 25 e i 54 anni (49-54%), operai (51%) e casalinghe (52%) insieme ai disoccupati (48%).
Infine, la scelta più popolare, la riduzione dei consumi di elettricità, gas e benzina: questo comportamento sembra essere stato attuato in misura maggiore da persone tra i 35 e i 54 anni (59-67%) e in possesso di un alto livello di istruzione (60%), mentre professionalmente si distinguono operai (63%) e disoccupati (64%), impiegati (62%) e liberi professionisti (58%).