VENEZIA - Sono sempre meno. Eppure contano tantissimo. In altri tempi l'approvazione del Piano faunistico venatorio avrebbe richiesto almeno una settimana di lavoro, stavolta sono bastati due giorni per una ventina di ore, ma la sproporzione resta: in Veneto i cacciatori erano 60.169 nel 2000, ora sono 38.289.
LE PROROGHE
L'approvazione di mercoledì notte è storica perché l'ultimo Pfvr (Piano faunistico venatorio regionale) risale al 27 dicembre 2006: doveva restare in vigore cinque anni, dal 2007 al 2012, in realtà, di proroga in proroga, è rimasto valido fino ad ora. Il nuovo strumento, che davvero può essere definito il Piano regolatore della caccia, sarà pubblicato sul Bur la prossima settimana e consta di una parte cartografica e di una normativa. La gestazione risale ancora ai tempi di Daniele Stival, l'iter vero e proprio lo comincia nella scorsa legislatura Giuseppe Pan con l'invio della bozza alla Commissione Vas (e anche questa è una novità, nessun Pfvr aveva avuto finora la Valutazione ambientale strategica), poi deve fare i conti con l'eliminazione delle Province, fino ad arrivare alla stesura finale con l'attuale assessore Cristiano Corazzari (che per l'occasione si presenta in aula con una cravatta raffigurante tanti fagiani). «Un documento di programmazione innovativo, attento alle prescrizioni ambientali e al confronto con i portatori di interesse», l'ha definito Corazzari. E Possamai: «C'è stato un enorme lavoro legislativo e documentale, ma anche di ascolto del territorio». Tra le novità, il codice etico del cacciatore veneto proposto dal leghista Roberto Bet.
LE NOVITÀ
Cosa cambia per il cacciatore? Dovrà continuare a sostenere i costi fissi della sua passione (tra licenza, armi, quote di iscrizione si parla di almeno 1.000 euro all'anno, ma si può arrivare a dieci volte tanto). Avrà un territorio cacciabile inferiore, ma, dice Corazzari, di migliore qualità. Sul fronte degli Ambiti territoriali di caccia, solo Treviso ha raccolto la sfida della riorganizzazione passando da 13 a 10 Atc e da 39 a 38 Comprensori alpini. Cambia in prospettiva anche la figura del cacciatore: il Veneto punta sul cacciatore formato, «un operatore che amplia le sue conoscenze alle malattie animali», una sorta di sentinella del territorio che può essere utile come gli uomini della Protezione civile quanto a controllo di cinghiali, nutrie.
LE CRITICITÀ
Per l'opposizione il giudizio è critico: «Un Piano che protegge poco territorio e che presenta elementi a rischio incostituzionalità», dice il dem Zanoni. Che, tuttavia, con i colleghi Cristina Guarda (Europa Verde) e Elena Ostanel (VcV), può dirsi soddisfatto per alcune modifiche. «Bene l'allargamento dell'area protetta del lago di Fimon e l'istituzione dell'oasi del Bosco del Quarelo, sono nostre vittorie. Bene il miglioramento delle procedure per il divieto di caccia nel proprio terreno». Il cruccio? Solo il 20% di territorio protetto.