Pesca in crisi, le donne chiedono più potere nelle cooperative. «Nessuna di noi con ruoli decisionali»

«Solo tre donne nei cda di tre coop diverse. Vogliamo partecipare alle decisioni»

Domenica 28 Aprile 2024 di Anna Nani
La manifestazione pacifica delle pescatrici davanti ai cancelli del Consorzio pescatori del Polesine

PORTO TOLLE - «È ora di dire basta con il maschilismo e una presenza femminile solo di facciata - dichiara Cinzia Cattina della coop Polesine Camerini - è inutile dire che il Consorzio è per metà composto da donne quando in realtà non ce n’è nessuna in ruoli decisionali». Secondo i calcoli dovrebbero essere solo tre le donne all'interno dei consigli di amministrazione di tre coop diverse e di queste solo una nell’assemblea di oltre 30 delegati che rappresenta il comparto. Una proporzione irreale della realtà, dato che per metà i vongolari sono femmine. Una delle poche donne membro del cda della coop Ariano è Jessica Mantovan, che dice: «Ci auguriamo che già dalle prossime elezioni si riesca ad attuare un cambiamento».
Si è sentito parlare spesso della forza delle donne, del loro talento e capacità di risolvere i problemi e fare più cose contemporaneamente, di essere portatrici sane di resilienza eppure sono proprio loro, le pescatrici, a pagare lo scotto di questa crisi economica senza pari. «Come posso trovare un lavoro a 59 anni se non ci riesce mia figlia che ne ha 27? – afferma Elisa Bergamin – Siamo a casa da settembre, l’ultima volta avevamo come quota da raccogliere 15 chili di vongole in quattro: io, mio marito, mia figlia e mia cognata.

Non siamo più andati perché non ci si può rimettere: spendiamo 50 euro di benzina con 70 chilometri in auto, senza il resto. Nonostante non si peschi sono obbligata a versare 570 euro di contributi mensilmente, poi ci sono le bollette, bisogna mangiare».


LA MOBILITAZIONE

Paola Farabottin e Michela Pizzo della coop Eridania spiegano le motivazioni della nuova mobilitazione. «Da mesi stiamo aspettando risposte da chi ci rappresenta, siamo lasciati in balia delle onde, senza una guida - spiega Farabottin - siamo qui per far sentire la nostra voce che chiede con insistenza risposte. Non ci interessano i giochi di potere per le poltrone: vogliamo solo tornare a lavorare». Non sono contro a tutto, sottolinea Pizzo, che prima del rinnovo delle cariche sociali era stata non solo nel cda della propria coop, ma aveva pure rappresentato per alcuni mesi il presidente all’interno del consiglio del Consorzio: «Chiediamo tre cose: lavori urgenti nelle lagune, affinché si ritorni ai banchi naturali, altrimenti non avremo un futuro. Secondo, un cda con tutte le 14 coop perché tutte siano attive nella gestione del Consorzio in maniera unitaria, partecipando democraticamente alle decisioni. In ultimo: rimanere uniti e per questo di revocare la delibera di assegnazione delle aree».
La crisi comincia a farsi sentire. Sarebbero iniziate le ruberie di vongole in alcune aree poiché è stata ridotta la vigilanza per contenere le spese. La paura di non poter tornare a fare il mestiere di una vita è palpabile così come la voglia di cambiare. «Siamo in pochi perché tanti hanno dovuto arrangiarsi con altri mestieri per pagare bollette e contributi Inps che non sono stati bloccati, così come i mutui che continuano a procedere perché sono personali e non aziendali - conclude Romina Vettorello - davanti continuano a ripetere che siamo metà dell’azienda, invece, dietro le quinte si sente che dovremmo stare a casa e lasciar andare a lavorare gli uomini. Siamo nel 2024 abbiamo da tempo gli stessi diritti».

Ultimo aggiornamento: 29 Aprile, 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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