Attentati esplosivi e pestaggi contro gli stranieri: a processo tre giovani bassopolesani

Venerdì 17 Maggio 2024 di Luca Gigli
L'attentato esplosivo contro la palazzina di Cavanella Po del 31 marzo 2023

ROVIGO - Andranno a giudizio immediato il 15 luglio, davanti alla Corte d’Assise di Rovigo, i tre giovani autori di attentati esplosivi dei quali il più eclatante fu quello di Borgo Fiorito, il 31 marzo del 2023 a Cavanella Po di Adria, ma anche autori di pestaggi ai danni di stranieri. Ora che si arriva al processo, prende corpo in maniera completa l’indagine, con risvolti non immaginabili nel dipingere un quadro di violenza verso gli immigrati, nei confronti dei tre giovani autori dei reati e con l’emersione di ulteriori indagati nella vicenda.
Il Procuratore della Repubblica Manuela Fasolato fa il punto giudiziario su Nicolò Siviero, del 2000 di Porto Viro, Thomas Marangon del 2002 di Taglio di Po e Cristian Tuttolomondo, del 2001 di Loreo, arrestati a ottobre scorso e tuttora agli arresti domiciliari accusati di pericolo contro la pubblica incolumità mediante violenza, di detenzione e porto di ordigno esplosivo: i reati legati all’esplosione di Cavanella Po del 31 marzo contro lo stabile dove vivevano italiani e immigrati, tanto da esserci dodici persone offese.

E il Comune di Adria si costituirà parte civile.

L’ALTRO FILONE
Questa è una parte della vicenda processuale, perché vi è un secondo filone per il quale la Procura rodigina ha chiuso l’indagine preliminare (con l’avviso già inviato agli interessati) e che vede ulteriori tre persone coinvolte: C.G, del 2002, di Adria; M.F, 2000, di Porto Viro; e D.M.G, del 1989, residente ad Aci Catena (Catania). In questo caso i reati contestati a Siviero e Tuttolomondo sono di aver causato tre esplosioni al villaggio Tizè di Rosolina Mare il 29 luglio, alle 4 del mattino. Per Marangon c’è l’accusa di aver detenuto in casa armi clandestine, munizioni da guerra e un’arma comune a impulsi elettrici. Sempre a Tuttolomondo si contesta che la notte tra il 24 e 25 dicembre 2022, a Loreo, avrebbe rotto con una tegola il finestrino di un furgone Ford Transit parcheggiato in strada, di proprietà di una società con titolare straniero, per farvi esplodere  all’interno un ordigno artigianale, nonché di essere stato l’autore, insieme ad altre sei persone rimaste ignote, di un’aggressione contro un minorenne straniero ad Adria, l’11 agosto: l’accusa è di  lesioni aggravate da finalità di discriminazione razziale verso un minore prima offeso con frasi razziste, poi colpito con una testata sul naso, schiaffi in viso, calci sulla schiena e pugni in faccia, fino a cercare di buttarlo nel canale e solo la fuga riuscita del ragazzo ha evitate tale epilogo.
Siviero e M.F. sono accusati di tentate lesioni, aggravate dall’essere in più persone, usando armi improprie e con finalità razziali, perché a Porto Viro, la notte tra il 18 e 19 settembre lungo l’arginale per Cavanella, avevano aggredito tre giovani stranieri (uno nato in Togo e due in Pakistan) che si trovavano in bici. Gli italiani in auto avevano preso per il giubbotto uno di loro per farli cadere tutti nella scarpata, tornando poi indietro per lanciare un tubo metallico che per fortuna aveva solo colpito una bici. Per D.M.G. il reato ipotizzato è di aver venduto, il 24 ottobre, senza licenza, a Siviero, nove chili di materiale pirotecnico spedito per posta. Per C.G. l’ipotesi accusatoria è di favoreggiamento continuato, accertato il 2 agosto ad Adria,  perché dopo l’attentato esplosivo di Cavanella Po aveva aiutato Siviero a eludere le indagini: dopo che il giovane era stato contattato dai carabinieri, gli aveva suggerito una strategia difensiva da riferire ai militari, accompagnandolo sul luogo dell’evento per verificare la presenza di telecamere e telefonando a un carabiniere per avere informazioni sul materiale probatorio in possesso sempre  dell’Arma.

FUORI DALL’INCHIESTA
È stata chiesta l’archiviazione, invece, per un carabiniere con il reato ipotizzato di rivelazione di segreto d’ufficio, che sarebbe stato commesso ad Adria verso il 12 agosto. La Procura spiega che la ragione è che il reato, per ragioni di tetto di pena, non è ricompreso tra quelli per cui sono utilizzabili le intercettazioni effettuate, né vi sono  conversazioni tra il militare e C.G.
Archiviazione chiesta pure per un’altra persona, residente nel Veneziano, che avrebbe avuto armi a casa, però non trovate nella perquisizione a domicilio.

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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