TREVISO - Lo sciopero nazionale di giovedì 11 aprile mette a rischio le corse di autobus e corriere. Così come la raccolta dei rifiuti. Le sigle Cgil e Uil hanno proclamato uno sciopero di 4 ore. Quanto potrebbe bastare per far saltare almeno parte dei servizi. Per quanto riguarda Mom, non sono garantite le corse in partenza nel pomeriggio, dalle 15 alle 19.
Discorso simile per Contarina, la società della raccolta differenziata. «Domani potrebbero verificarsi disagi nello svolgimento dei servizi ambientali, in particolare legati alla raccolta rifiuti», spiegano dall’azienda. In caso di mancato passaggio, i cittadini sono comunque tenuti a ritirare i bidoni entro la fine della giornata.
Le prestazioni minime indispensabili, invece, saranno garantite. «Come previsto per legge – specificano – la raccolta dei rifiuti verrà eseguite per tutte le utenze sensibili come ospedali, case di riposo, scuole, stazioni, caserme e così via».
L'altra partita sindacale: vendita delle Poste
Nella Marca c’è anche un altro fronte sindacale caldo. È quello che riguarda l’annuncio da parte del governo della vendita di un’ulteriore quota azionaria delle Poste. Davanti a questo le sigle trevigiane Slc Cgil, Slp Cisl e Uil Poste marciano compatte, bollando l'operazione come una svendita. «La scelta potrebbe segnare il passaggio della proprietà del gruppo dalla mano pubblica a quella privata – avvertono – se le quote azionarie oggi in possesso del Mef fossero cedute e collocate sul mercato, si determinerebbe appunto la perdita del controllo pubblico. E si assisterebbe a un arretramento dei presidi territoriali, chiusura di uffici e un graduale disinteresse per lo svolgimento del servizio universale, a tutto discapito delle fasce più deboli e marginali della società».
Nel trevigiano operano 1.300 dipendenti tra i 185 uffici postali e i 10 centri di recapito. «Per questo siamo estremamente contrari a un’ulteriore svendita di Poste Italiane – concludono – una vera e propria svendita di Stato. Si dismette un ulteriore asset strategico per il nostro Paese, al fine di incamerare poco più di 3 miliardi. Una goccia nell’oceano di un debito pubblico oramai fuori da ogni ragionevole controllo e una cessione per nulla funzionale al rispetto dei vincoli di finanza pubblica a cui il governo è tenuto».