Revoca concessioni, lite tra i Benetton e il governo

Martedì 24 Dicembre 2019
Autostrade, scontro tra la holding dei Benetton e il governo
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ROMA - La frattura nel governo non si ricompone: sulle concessioni autostradali e il piano per l'innovazione, il «salvo intese» del decreto rischia di diventare scontro in Parlamento. È quanto emerge al termine di una lunga giornata segnata da un Consiglio dei ministri il cui orario cambia più volte e da un vertice prima ipotizzato e poi sconvocato. Italia Viva non sottoscrive la norma del decreto Milleproroghe che riduce gli indennizzi a carico dello Stato in caso di revoca delle concessioni e fa sapere al premier Giuseppe Conte che sul punto non c'è mediazione possibile. Dall'altro lato, M5s e Pd difendono la norma perché, dicono, l'atto d'accusa» della Corte dei Conti sui concessionari («L'attuale sistema assicura vantaggi ingiustificati ai privati»), ne mostra la necessità. Di più: mentre i Dem sono prudenti, Luigi Di Maio dice che la «revoca della concessione ai Benetton è la linea del governo, non del M5s».
IL CROLLO
Quella di ieri è stata una giornata drammatica per Atlantia. Il rischio che Autostrade per l'Italia (Aspi), società controllata da Atlantia, possa vedersi revocare la concessione senza indennizzo affonda il titolo in Borsa che arriva a perdere quasi il 5% e brucia valore per quasi 900 milioni. Con la holding della famiglia Benetton che preannuncia una battaglia legale senza esclusione di colpi per scongiurare una misura che decreterebbe il fallimento di Aspi. In una lettera inviata in tarda serata al governo la società ha minacciato di prendere l'iniziativa per sciogliere il contratto dando così l'avvio alla richiesta di un maxirisarcimento da 23-25 miliardi di euro. «Si tratta di una mossa inaccettabile», ha detto la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli. A gettare benzina sul fuoco, in un clima già incandescente, contribuisce il quadro impietoso del sistema delle concessioni autostradali tratteggiato dalla Corte dei Conti, dove a vincere sono i privati, che si assicurano profitti ingiustificati, lesinano sugli investimenti, si vedono prorogate le concessioni senza gara, e a perdere è l'interesse pubblico. In caso di revoca senza indennizzo Aspi andrebbe in default, non avendo le risorse per rimborsare 10,8 miliardi di bond e 7 mila posti di lavoro sarebbero a rischio. Il rating di Atlantia diventerebbe spazzatura, con effetti a catena sulle sue controllate, da Adr ad Abertis.
Mentre Atlantia crolla in Borsa, nel governo esplode anche la grana Sicilia, con la richiesta di Italia Viva di stringere i tempi sul risanamento del debito della Regione. Spunta l'ipotesi che un vertice si tenga dopo il Consiglio dei ministri per ripianare le distanze. Ma Iv non intende cedere né sulla norma sulle concessioni, né sul piano per il digitale. Sulle concessioni il ragionamento è che si rischia di fare «l'errore» commesso con la revoca dello scudo penale a Mittal per l'ex Ilva: «Siamo pronti a valutare - spiegano da Iv - anche una proposta di revoca della concessione ad Atlantia, se ci sono i requisiti, ma non a cambiare le regole del gioco per tutti gli operatori».
Diodato Pirone
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Ultimo aggiornamento: 17:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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