QUINTO DI TREVISO Un centinaio di persone, membri di una comunità religiosa africana, riuniti per un pranzo.
IL CONTROLLO
Nel primo pomeriggio di domenica i militari si sono portati nella struttura alla periferia di Quinto. L'edificio ospita da diversi anni le riunioni e gli incontri di preghiera della numerosa comunità africana della zona. Centinaia sono infatti le donne e gli uomini che vi si ritrovano per celebrare i propri riti religiosi, quasi tutti nigeriani. Il gruppo non ha mai creato problemi di ordine pubblico e con l'avvento del coronavirus le diverse attività abitualmente concentrate nel fine settimana hanno subito una drastica diminuzione. Negli ultimi mesi tuttavia gli incontri sono ripresi e il capannone è tornato a essere meta di numerosi fedeli. L'intenso viavai nella giornata di domenica è stato notato da alcuni passanti che hanno segnalato la situazione alle forze dell'ordine. Una pattuglia dei carabinieri ha perciò effettuato un controllo poco dopo mezzogiorno, trovando all'interno un centinaio di persone di diverse età. Il folto gruppo stava partecipando a un pranzo comunitario. I partecipanti indossavano le mascherine come prescritto dalle norme anti contagio ma, a causa dell'elevato numero dei presenti, la distanza obbligatoria di un metro in molti casi non era rispettata. E con essa anche il limite massimo di persone non conviventi permesso attorno allo stesso tavolo.
I PROVVEDIMENTI
I carabinieri hanno dunque proceduto a rintracciare gli organizzatori dell'evento, identificando due uomini nigeriani. Loro stessi hanno spiegato lo svolgimento del raduno ed entrambi sono infine stati sanzionati con una multa per il mancato rispetto delle regole vigenti contro la diffusione del coronavirus. Dopo aver verbalizzato le violazioni riscontrate sul posto, i carabinieri hanno anche proceduto con ulteriori identificazioni, per avere un quadro chiaro di quanto stesse avvenendo e di chi partecipasse al pranzo. La stazione di Quinto sta infatti portato avanti ulteriori approfondimenti per delineare eventuali altri comportamenti scorretti da addebitare ai partecipanti. Nonostante l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale resta infatti l'assenza del distanziamento interpersonale. Inoltre anche la presenza di decine di persone presenti contemporaneamente nello stesso spazio chiuso si configura come una violazione del Dpcm attualmente in vigore in Veneto. Da chiarire anche l'eventuale realizzazione di altri incontri nelle settimane e nei mesi scorsi anch'essi con un numero elevato di persone presenti nel capannone.