Figlia perseguitata dal padre, lo denuncia per stalking: rinviato a giudizio
I rapporti degenerati dopo il suicidio della madre: «È colpa sua»

Giovedì 4 Aprile 2024 di Giuliano Pavan
La giovane ha portato in tribunale suo padre: ora lui è a processo per stalking

TREVISO - «Mio padre mi perseguita. Mi ha reso la vita impossibile. Sono persino arrivata ad avere paura a rimanere da sola in casa». La doppia denuncia sporta da una 40enne, madre di due figli e residente assieme al compagno in un comune dell’hinterland di Treviso, si è tramutata in un processo per stalking a carico del padre, che di anni ne ha 67. L’uomo, difeso dagli avvocati Daniele Panico e Valentina De Nardi, ieri mattina è stato rinviato a giudizio dal gup Cristian Vettoruzzo. E ha sempre respinto le accuse, pur non negando di avere avuto difficoltà di relazione con la figlia, soprattutto dopo il suicidio della moglie.

Mentre la figlia, che si è costituita parte civile con gli avvocati Massimo Caneva e Alberta Perini, confida che il procedimento penale possa mettere fine ai soprusi e chiudere il doloroso capitolo legato alla tragica fine della madre, secondo lei provocata proprio dai comportamenti burberi del genitore. A dirimere la questione sarà il tribunale, con la prima udienza fissata per il 13 maggio del prossimo anno.

LA VICENDA

Tra padre e figlia i rapporti sono sempre stati distesi. Come una normale famiglia. Tanto che, avendo a disposizione un terreno attiguo alla casa dove la giovane è cresciuta con i genitori, aveva deciso di costruire casa e mettere su famiglia proprio vicino a mamma e papà. Tutto sembrava filare liscio, con la donna che ha dato alla luce anche due figli che venivano curati anche dai nonni. Ma nel 2021 una tragedia ha scosso le due famiglie: la madre (e moglie dell’imputato, ndr) che stava attraversando un periodo di depressione ha deciso di porre fine alle sue sofferenze togliendosi la vita. Uno choc. E i legami che sembravano inossidabili si sono presto sfaldati: da una parte il dolore di un uomo per aver perso la consorte e non aver capito che stava male, dall’altro il rancore di una figlia convinta che quel gesto si sarebbe potuto evitare e che fosse l’epilogo di un rapporto tra coniugi ormai logoro da tempo. Iniziano i litigi, per i motivi più banali. Poi però, secondo l’accusa, gli atteggiamenti del padre, visti dalla figlia come la causa scatenante del malessere della madre, si sono fatti via via più molesti. Stando al capo d’imputazione, dall’agosto 2021 (con «condotte permanenti» scrive il sostituto procuratore Davide Romanelli, titolare delle indagini, ndr), il 67enne si è reso protagonista di appostamenti sia diurni che notturni di fronte all’abitazione della figlia, danneggiando anche «beni personali e aziendali». Non solo: oltre a un regime quotidiano fatto di insulti e umiliazioni, in più di un’occasione l’uomo ha tentato di uccidere i cani della figlia. Atteggiamenti vessatori utilizzati anche contro il compagno della donna e addirittura delle nipoti.

LA DENUNCIA

Stremata da quello stato di agitazione in cui era costretta a vivere, la donna, confrontatasi con il compagno, ha deciso di sporgere denuncia contro il padre. Inizialmente per molestie e violenza privata. Venuto a sapere della querela, i comportamenti minatori non sono terminati. Ecco dunque che la donna ha scelto di sporgere un’altra querela, questa volta per atti persecutori. La Procura, sul caso, aveva aperto due differenti fascicoli. E per entrambi aveva chiesto l’archiviazione in quanto, al di là delle parole della donna, non erano stati trovati elementi sufficienti per poter sostenere un’accusa. Archiviazioni a cui la donna si è opposta. I due distinti procedimenti sono stati riuniti, e l’allora gup Marco Biagetti aveva stabilito per il 67enne l’imputazione coatta. Ieri mattina, di fronte a un altro giudice, la difesa puntava a una chiusura del caso con il rigetto dell’opposizione all’archiviazione. Ma il gup Vettoruzzo ha invece accolto le tesi della Procura e della parte civile, rinviando a giudizio il 67enne. Sarà dunque il tribunale a dover stabilire se l’uomo sia o meno colpevole di stalking. Per la sentenza si dovrà comunque attendere almeno un anno e mezzo: l’inizio del processo è infatti previsto per il 13 maggio del prossimo anno.

Ultimo aggiornamento: 19:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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