«Pago 500 euro una squillo
per andare con mio figlio disabile»

Mercoledì 28 Agosto 2013 di Mauro Favaro
«Pago 500 euro una squillo per andare con mio figlio disabile»
TREVISO - Sono senza dubbio favorevole alla riapertura delle case chiuse. A parlare una donna che vive e lavora attorno a Treviso. Una madre che chiameremo Adriana, nome di fantasia, dato che ha chiesto l'anonimato. Ciò che davvero spinge Adriana a chiedere di riaprire le case di tolleranza è qualcosa di molto più intimo: dare al proprio figlio disabile, un 30enne rimasto paralizzato in seguito a un incidente, la possibilità di soddisfare i propri desideri sessuali. Fino ad avere, eventualmente, un rapporto completo.



«Mio figlio ha le stesse identiche pulsioni che ha qualsiasi giovane della sua età - spiega la madre - tanto più che a causa della sua condizione non ha mai avuto alcuna storiella come solitamente capita nell'adolescenza». E da qualche tempo ha iniziato a chiedere, in modo sempre più netto, di avere le stesse possibilità dei suoi coetanei. Anche nella sfera sessuale, fino a oggi solo immaginata.



Adriana, superato un iniziale choc, non è rimasta a guardare e ha cercato in tutti modi di trovare una risposta alla domanda del figlio. «Mi sono informata -spiega - ho visto che in paesi come l'Olanda è contemplata la figura dell'assistente sessuale per disabili. Ma qui non c'è nulla del genere».



Così, dato che cambiare paese è una missione impossibile, non sono rimaste che le prostitute. «Non quelle che si vedono sulle strade - tiene a specificare - Mi sono guardata attorno e mi sono messa alla ricerca di una persona che potesse accettare, ma allo stesso tempo garantire sicurezza e pulizia».



Alla fine l'ha trovata. Al primo incontro organizzato con suo figlio, poi, tutto è andato per il meglio. Nonostante lui fosse a conoscenza del fatto che veniva pagata dalla madre. «Non mi sembrava vero che tutto fosse andato bene - ricorda la donna- e infatti poi non è stato così». Perché la squillo ha sì accettato di fare sesso con il giovane disabile, ma ha chiesto una cifra che si aggira attorno ai 500 euro a incontro. Una cifra insostenibile.



«Adesso sono sola tra mio figlio che mi chiede di continuare e l'impossibilità di far fronte a una spesa del genere -rivela- Trovarne un'altra di cui potersi fidare è praticamente impossibile. Non so cosa fare».



«Per questo penso sia fondamentale riaprire le case chiuse, magari organizzate in modo diverso ma sicure e con prezzi controllati -conclude Adriana- per dare alle persone disabili come mio figlio la possibilità di vivere la sfera sessuale in modo normale, come tutti gli altri, senza che le famiglie alle prese con problemi del genere siano costrette a seguire percorsi comunque poco sicuri e ad affrontare spese folli per vedere felice il proprio ragazzo».
Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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