Coronavirus, Fincantieri sospende da oggi il lavoro negli otto stabilimenti italiani. Stop a Monfalcone e Marghera

Lunedì 16 Marzo 2020
Coronavirus, Fincantieri sospende da oggi il lavoro negli otto stabilimenti italiani. Stop a Monfalcone e Marghera
La Fincantieri sospende da oggi le attività produttive in tutti gli otto stabilimenti italiani per due settimane, fino al 29 marzo compresi, disponendo la chiusura di tutti i siti di Fincantieri Spa con ricorso a ferie collettive, anticipandole rispetto alla prevista chiusura estiva. Si tratta di circa 8.900 unità direttamente dipendenti cui si somma un indotto di quasi 50 mila persone.

Negli otto cantieri - Monfalcone (Gorizia), Marghera (Venezia), Ancona, Sestri Ponente (Genova), Riva Trigoso (Genova), Muggiano (La Spezia), Castellammare di Stabia (Napoli), Palermo - è al lavoro soltanto personale addetto alla sicurezza industriale e alla manutenzione impianti.

A Monfalcone, ad esempio, dove ogni giorno lavorano 6/7mila persone, a seconda dello stato di avanzamento dei lavori, da oggi sono presenti circa cento dipendenti. La chiusura degli impianti è stata preceduta da polemiche con la Fim-Cisl e la Fiom-Cgil che hanno criticato la scelta di mettere in ferie i lavoratori invece di ricorrere ad ammortizzatori. Per l'azienda questo è l'unico modo per non pregiudicare il futuro del gruppo e salvaguardare la salute e i livelli occupazionali. Rimangono invece aperti gli impianti delle società controllate all'estero, che comunque seguono le direttive del Paese dove si trovano. 

Fim-Cil e Fiom-Cgil hanno inviato una lettera alla Fincantieri e al Ministero del Lavoro per chiedere che sia «immediatamente annullata l'iniziativa unilaterale dell'azienda di procedere con l'anticipo ferie da parte dei lavoratori e che vengano individuate in maniera condivisa con le organizzazioni sindacali soluzioni alternative».
Da oggi gli impianti italiani di Fincantieri sono chiusi per due settimane per il virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, con i lavoratori messi in ferie anticipate. Fim e Fiom fanno riferimento al Dcpm secondo il quale per i periodi di sospensione di attività devono essere utilizzati «in via prioritaria gli ammortizzatori sociali (par, rol, banca ore)» e, se questo non è sufficiente, «i periodi di ferie arretrati e non ancora fruiti». I due sindacati segnalano infine che l'iniziativa aziendale «rischia di procurare la perdita del reddito per migliaia di lavoratori delle ditte in appalto» con il rischio di «essere socialmente insostenibile».
Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 07:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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