VENEZIA - Subito dopo Pasqua tenetevi liberi, ci sarà una riunione a porte chiuse, parleremo delle elezioni regionali del Veneto».
LE STIME
Raccontano che la “Strategia Regionali” sarebbe in grado di dare alla Lega - tra lista ufficiale e liste civiche - più del 40% dei consensi, distaccando di almeno dieci punti gli altri due alleati messi assieme, e cioè Fratelli d’Italia e Forza Italia. Un risultato “pesante” se si pensa ai sondaggi che danno la Lega in caduta libera. Lo schema sarebbe il seguente: in ogni provincia la lista della Lega con i migliori candidati uscenti; la lista del presidente; un numero variabile di liste legate agli amministratori locali. Posto che ogni lista può avere 9 candidati per circoscrizione provinciale (a Belluno e Rovigo con 5), la stima è che ogni “lista degli amministratori” tiri su 60mila voti e cioè una media tra i 3.700 e i 1.000 voti a candidato. Al di là delle alchimie, questa “Strategia Regionali” dovrebbe “scatenare l’orgoglio leghista”. E sarebbe una mossa pressoché priva di concorrenza perché gli alleati di FdI e di FI non hanno gli stessi numeri di amministratori locali. Tra l’altro, il piano prevede non solo di massimizzare il consenso territoriale degli amministratori, ma anche di aprire ad Azione di Carlo Calenda e di confermare la storica collaborazione con Udc e Noi Moderati. Così si arriverebbe al 41%, mentre FI sarebbe al 9% e FdI al 21%.
Sarà così? Interpellato, il segretario Alberto Stefani si limita a dire: «La Lega sta lavorando per aprire le sezioni, creare una rete di civiche, soprattutto nei piccoli-medi Comuni, un polo identitario legato al territorio e alle nostre comunità. La Lega del Veneto è il partito delle comunità».
TRATTATIVE
Intanto il centrodestra fatica a trovare intese per le Amministrative di giugno. Spaccatura conclamata a Monselice, a Bassano alleanza ancora divisa, a Montecchio Maggiore raccontano che forse ora FdI converga sulla consigliera regionale leghista Milena Cecchetto, a Noale intesa tra Carroccio e Azione di Calenda, mentre a Rovigo ha preso piede l’ipotesi di Valeria Cittadin, sindacalista Cisl.