Falsi rimborsi spese, condannato
per truffa il leghista Cagnato

Venerdì 20 Marzo 2015 di Michele Fullin
Diego Cagnato
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VENEZIA - È finita con la condanna a 9 mesi e 10 giorni la vicenda sui rimborsi spese dall’ex vicesindaco di Meolo ed ex assessore provinciale Diego Cagnato.



Ieri egli è stato condannato a 9 mesi e 10 giorni per truffa ai danni dei due enti, ai quali dovrà anche versare un risarcimento complessivo di quasi 50mila euro, di cui 10mila a titolo di danno d’immagine per Ca’ Corner.



L’accusa, sostenuta dal Pm Stefano Ancilotto riguardava circa 35mila euro di rimborsi spese che sarebbero stati illegittimamente percepiti dal politico tra il novembre 2010 e il settembre 2012. Nella sostanza, la truffa sarebbe consistita "nel presentare autocertificazioni in cui attestava di aver sostenuto, per esercitare le pubbliche funzioni, spese di trasporto con percorrenza delle tratte stradali Verzegnis (luogo di residenza anagrafica), in Carnia - Meolo e Verzegnis - Venezia, mentre in realtà, essendo stabilmente domiciliato a Meolo, non aveva diritto a tali rimborsi".



Per verificare questo sospetto, i carabinieri hanno verificato centinaia di tabulati telefonici dai quali si evinceva che il cellulare in uso a Cagnato rimaneva agganciato alle celle di Meolo nei periodi in cui egli affermava di rientrare in Friuli. Oltre alle tracce lasciate dai cellulari, i militari avevano poi raccolto tutta una serie di riscontri differenti che provavano che l’ex vicesindaco in realtà non si muoveva da Meolo, dov’era domiciliato in maniera stabile. In quei due anni egli aveva chiesto alla Provincia 21 mila euro e al Comune 14mila. Entrambi gli enti, venuti a conoscenza dell’inchiesta, avevano presentato la richiesta di costituzione di parte civile nel caso in cui il procedimento fosse andato avanti.



Quando in sede di indagini preliminari è stato interrogato (siamo a fine 2014), Cagnato ha negato ogni addebito in relazione alla ancora presunta falsificazione dei rimborsi spese. Alla contestazione del Pm Ancilotto del fatto che nelle giornate contestate non risultava che il suo telefono avesse agganciato celle in provincia di Udine Cagnato aveva replicato che di notte non faceva telefonate. In un’altra occasione, gli era stato contestato di aver chiesto il rimborso in un giorno in cui si trovava in vacanza in tutt’altra parte d’Italia.



Il pubblico ministero ha rinnovato le accuse e le sue richieste di pena nel processo con rito abbreviato, che ieri sono state fatte proprie dal giudice nel dispositivo di sentenza.
Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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