Lunga odissea di un'intera famiglia: «Tutti noi da un mese in ostaggio del Covid»

Lunedì 8 Febbraio 2021 di Davide De Bortoli
La famiglia Visentin - Serafin

FOSSALTA DI PIAVE - In cinque hanno affrontato e superato il Covid, relegati nelle loro case per oltre un mese. Due famiglie imparentate, quella dei Visentin e Serafin note a Fossalta: Luigino Visentin 62 anni ex agente di Polizia locale e la compagna Federica Serafin, 47enne, ogni anno abbelliscono via Luigi Cadorna, dove abitano, con nastri e scritte per lanciare dei messaggi positivi in occasione delle festività. La loro esperienza legata al Covid è stata molto forte, tanto che Federica ha deciso di renderla pubblica con una lettera per lanciare un messaggio di speranza e ringraziare coloro che li hanno assistiti: il personale dell'Ulss 4, il Comune, in particolare il sindaco Manrico Finotto, i volontari e i commercianti del paese. 
«In famiglia tutti a turno abbiamo avuto il Covid spiega Federica - con febbre alta (dai 38,5 ai 40 gradi), una forma virale fortissima di raffreddore. Io per 25 giorni ho perso i sensi di gusto ed olfatto, tuttora non li ho recuperati appieno. Siamo tutti negativi, anche se la versione molto acuta del virus ci ha lasciato qualche strascico: un po' di fiatone, stanchezza e spossatezza. Siamo sulla strada per la guarigione e confidiamo di rimetterci in forma quanto prima».
IL CONTAGIO

«Il primo ad essere contagiato è stato mio papà Sergio Serafin, 77 anni, che ha iniziato ad accusare i sintomi il 28 dicembre continua poco tempo dopo l'infezione ha toccato la zia, Nicoletta Sgnaolin, 56enne, e mio figlio Andrea di 26 anni. Quindi a me e al mio compagno Luigino, quello che ha sofferto di più. La notte tra il 6 e 7 gennaio ha accusato emorragie a naso e bocca. Gli altri familiari erano già tutti positivi, mi sono impaurita molto vedendolo in quello stato. Ce la siamo vista brutta. Quello del 118 è stato un intervento provvidenziale, in ambulanza hanno portato il mio compagno all'ospedale di San Donà dove è stato monitorato per due giorni. Tornato a casa per più di una settimana ha avuto la febbre a 40: a giorni alterni venivano a visitarci i medici dell'unità speciale Usca, oppure telefonavano per verificare il nostro stato di salute, fino al miglioramento». 
«MAI ARRENDERSI»

«La nostra esperienza dimostra che non bisogna mai arrendersi continua - La vita è breve, è bella e va vissuta al massimo ma non sempre va come si vorrebbe. Ho sentito tremare la terra sotto i piedi, e quando le forze hanno cominciato a mancarmi ho scoperto di saper lottare, cadere e rialzarmi più forte di prima. Non dimenticheremo l'umanità degli operatori dell'Ulss4, dall'addetta telefonica del 118, dellunità che mi ha assistito quando ero più spaventata, di tutto il servizio Sisp per i tamponi periodici, in particolare la dottoressa Romina Caushaj. Un'assistenza sicura è stata la dottoressa Alessandra Gallo di Fossalta, nel cui ambulatorio lavora come infermiera mia madre Mary Sgnaolin, l'unica che non ha contratto il virus in famiglia. E non dimentichiamo la solidarietà dimostrata dai fossaltini. Non auguro a nessuno di contrarre il Covid ma ai negazionisti posso assicurare che circola ancora ed è tutt'altro che una semplice influenza». 
Davide De Bortoli
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Ultimo aggiornamento: 14:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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