FAVARO VENETO - In un fine settimana, quel fine settimana, i morti tra le varie regioni delle valli di Oaxaca sono stati nove. Nella città in cui sono stati freddati da un commando di sicari la sera dei 27 gennaio Pamela Codardini, 35enne di Favaro Veneto (Venezia), e il suo compagno, il 29enne messicano, Juan Yair detto “El Yayo”, si conta una media di due omicidi a settimana.
SICARI
La giovane vedova, allora, non pensò nemmeno per un attimo di tornare indietro su suoi passi, decisa a rimanere in Messico e a costruire là il suo futuro. Prima una lunga relazione con un nuovo compagno, da cui nacquero due figli, poi dopo la fine di quella storia il colpo di fulmine con il giovane Juan. Non un personaggio a caso, secondo quanto riportato dai media messicani, ma nome di spicco del cartello Los Medina, braccio destro del boss Alberto Jaime «El Piolin». Secondo quanto riportato dal quotidiano “Imparcial”, “El Yayo” sarebbe stato uno dei sicari del capo del cartello. In questa ricostruzione, dunque, sembrerebbe plausibile che il commando cercasse lui e che, in un secondo momento, avesse deciso di uccidere anche Pamela per non lasciare testimoni.
LE INDAGINI
Sull’inchiesta, al momento, vige il più stretto riserbo. La Farnesina, ieri, ha fatto sapere di essere al lavoro con le autorità locali per organizzare il rimpatrio della salma di Pamela. «La sede dell’ambasciata - fanno sapere dall’Unità di crisi del Ministero - è stata informata del decesso della connazionale e del suo compagno, cittadino messicano, dal fratello della signora Codardini. In seguito a questo primo contatto l’ambasciata si è attivata, d’accordo con la console onoraria d’Italia a Oaxaca, con la procura locale per richiedere informazioni e procedere al riconoscimento della salma. L’ambasciata si è tenuta in costante contatto con i famigliari della signora Codardini».
Al momento nessuna dichiarazione sull’indagine: non è dato sapere se i killer di Pamela e del suo compagno siano stati individuati e se vi siano delle tracce. Non un’inchiesta facile, dato il clima: la direzione presa dalla procura locale sembra quella del regolamento di conti tra clan rivali. Il boss del cartello Los Medina, lo scorso 22 ottobre, si era ucciso per sfuggire alla cattura nel bagno del ristorante dove gli uomini della Guardia Nazionale e dell’Esercito messicano lo avevano rintracciato e circondato. Circa un mese fa, l’8 gennaio, anche il cugino Armando Jaime era scomparso nel nulla: gli investigatori avevano trovato solo il suo camion, abbandonato in strada, crivellato di proiettili.