MESTRE - Se è vero, come qualcuno afferma compreso l'ex ministro e proponente del progetto Duferco Cesare De Piccoli, che le compagnie da crociera sono pronte a tornare a Venezia una volta che si saranno chiarite le cose. Se può essere vero per casi singoli come per Costa (emigrata a Trieste) e Norvegian Cruise Line (a Ravenna), globalmente sta accadendo l'esatto opposto: il porto di Venezia sta scomparendo dalle mete mondiali. Se ne sono accorti gli operatori lagunari andati, come ogni anno, a Miami al Seatrade Cruise, la fiera mondiale della crocieristica, dove «le indicazioni che stanno trapelando, generalmente positive, forniscono invece la conferma di un'esclusione ormai in atto di Venezia dagli itinerari delle principali compagnie crocieristiche, che avrà sicuramente conseguenze sul sistema di tutto l'Adriatico nei prossimi anni». Lo afferma da Miami Alessandro Santi, presidente nazionale di Federagenti e coordinatore di Venezia Port Community. A questa deriva drammatica hanno contribuito i governi che si sono succeduti da almeno dieci anni a questa parte, in particolare i ministri competenti dello Sviluppo economico, dei Trasporti e dell'Ambiente, la maggior parte per mancanza di risposte concrete e l'ultimo, quello di Draghi, per una decisione draconiana che l'anno scorso ha chiuso definitivamente il passaggio per il bacino di San Marco senza assicurare alcuna alternativa praticabile.
TEMPI ETERNI
Se la legge approvata 8 mesi fa (il Decreto è stato trasformato in legge a settembre) non ha prodotto alcun risultato pratico, eccetto una gran confusione nelle banchine di Porto Marghera tra navi da crociera e commerciali, evidentemente qualcosa non va e la seconda conseguenza, subito dopo i danni alle centinaia di lavoratori, è che la programmazione delle compagnie su Venezia si riesce a farla solo di mese in mese (mentre dovrebbe essere annuale): «Ma le navi e i loro passeggeri non possono aspettare la burocrazia italiana» afferma ancora Alessandro Santi. E se è drammatica la gestione a breve termine della situazione, quella a lungo termine va ancora peggio dato che il famoso concorso di idee per scegliere il progetto del nuovo porto previsto in mare aperto è stato improvvisamente bloccato a soli pochi mesi dall'avvio dell'iter: «La sentenza del Tar del Veneto conferma i tanti dubbi che erano stati sollevati sulla modalità del procedimento, che aveva trascurato colpevolmente anni di studi e di confronti tecnici avanzati, - conclude il coordinatore della Comunità portuale veneziana - e purtroppo sancisce un'ulteriore perdita di credibilità del Sistema Paese».