Impero economico con i soldi delle squillo
Arrestati cinesi e "colletti bianchi" italiani

Giovedì 13 Dicembre 2012
Sequestrati 60 tra appartamenti, negozi, centri massaggi, auto, conti e un hotel (foto mister-x.it)
VENEZIA - Undici persone arrestate e sequestrati beni per 20 milioni di euro, fra i quali un albergo. Questo l'impressionante bilancio dell'operazione che ha sgominato un'organizzazione criminale composta da cinesi e insospettabili "colletti bianchi" italiani. I criminali, nel giro di pochi anni, avevano creato un impero economico, grazie al traffico di clandestini e allo sfruttamento della prostituzione di cinesi. A mettere la parola fine alla carriera dei malviventi è stata la guardia di finanza del Gico di Venezia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia lagunare.



L'operazione delle fiamme gialle del Gico è scattata nelle prime ore di stamani. Le indagini hanno portato all'emissione da parte del gip di Venezia di nove custodie cautelari in carcere, di due arresti domiciliari e tre divieti di dimora. Sequestrati 60 tra appartamenti, negozi, centri massaggi cinesi, auto di lusso, conti correnti bancari oltre ad un albergo. Oltre cento le perquisizioni in corso in tutto il Veneto.



Investimenti immobiliari con i soldi dell'attività criminale.
Secondo quanto scoperto, il meccanismo era quello di fare investimenti immobiliari e commerciali grazie ai soldi illeciti derivanti dallo svolgimento di pratiche di immigrazione o ricongiungimento familiare di cinesi, in parte poi avviati alla prostituzione, avvalendosi secondo le indagini della collaborazione di alcuni italiani «esperti nello sfruttare al meglio il sistema burocratico che regola l'immigrazione.



Il capo: Luca Pan Keke, detto "Il re di via Piave" a Mestre. In pochi anni il 36enne ha messo le mani su mezza via Piave, trasformandola da zona residenziale in un'area ad alta concentrazione di centri massaggi e "case chiuse" made in China, i cui proventi venivano reinvestiti.



Il meccanismo era semplice e oliato negli anni. Per i cinesi giunti in Italia con visti turistici venivano "create" le condizioni per ottenere i permessi di soggiorno, grazie a false attestazioni di lavoro o residenza, in cambio di migliaia di euro, poi il denaro veniva prontamente reinvestito attraverso l'accensione di mutui, a fine di mascherare l'ingente disponibilità di liquidi. Se chi non poteva pagare era donna, veniva avviato alla prostituzione. Il sistema architettato dal capo inizialmente era a regime familiare - arrestati anche la moglie, la mamma e uno zio - poi Pan Keke si è avvalso di italiani per seguire l'iter delle pratiche burocratiche o per trovare appartamenti dove far risultare le false dimore dei connazionali.



Le false dimore messe a disposizione da un agente immobiliare di Cavarzare. L'agente immobiliare di Cavarzare (Venezia) che offriva migliaia di euro ai titolari di case per piazzare le residenze di gruppetti di cinesi. Sono 55 le persone indagate nell'inchiesta, nella quale è ipotizzato anche il reato di associazione per delinquere, e 150 le perquisizioni fatte in queste ore. Pan Keke aveva domiciliato la sua base operativa al numero 168 di via Piave, un numero che nella cabale cinese porta fortuna, come hanno ricordato i comandanti del nucleo Pt e del Gico, Renzo Nesi e Nicola Sibilia; ma 168 è anche il nome dato dai finanzieri all'operazione che ha sgominato l'organizzazione.
Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 10:50

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