Scontro sul manager del casinò,
giunta Orsoni a un passo dalla crisi

Giovedì 29 Maggio 2014 di Michele Fullin
Scontro sul manager del casinò, giunta Orsoni a un passo dalla crisi
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VENEZIA - Il momento di massima tensione lo si è avuto quando il sindaco Giorgio Orsoni ha minacciato le dimissioni durante un confronto con il gruppo consiliare del Partito democratico. Subito rintuzzato dal vicesindaco Simionato, nel suo ruolo di "pontiere": «Fallo, così salta tutto».



Il rischio di mandare all’aria il banco (cioè la Giunta) non è mai stato così concreto come nelle ultime ore. Tensione palpabile, malgrado le dichiarazioni ufficiali tese ad appianare una situazione che tuttavia resta incandescente. Sul tavolo, la gestione del Casinò, la vendita ai privati con un nuovo bando alle porte, la gestione del processo di privatizzazione. Bersaglio: il direttore generale Vittorio Ravà, attaccato dal Pd e a sua volta passato a sparare bordate verso il maggior partito di maggioranza.



La minaccia di dimissioni il sindaco l’ha agitata nel corso di una tumultuosa riunione di maggioranza. Lui, deciso più che mai a difendere Ravà: come ha fatto nella nota ufficiale in cui gli fa da scudo contro le cannotate del Pd, respingendo le nemmeno tanto velate richieste di azzerare il management della Casa da gioco dopo che il direttore generale aveva attaccato il partito, sostenendo di aver rifiutato di fare assunzioni, per così dire, clientelari.



«Escludo che pressioni politiche o di singoli partiti possano essere state determinanti nelle gestioni delle realtà aziendali delle società comunali - ha detto Orsoni nella nota ufficiale - ma condivido il richiamo alla comune responsabilità contenuto nel comunicato stampa dei segretari del Pd assicurando la massima attenzione per individuare la soluzione migliore nell’interesse della collettività in ordine alla questione del Casinò, anche con riferimento ai comportamenti dei singoli amministratori coinvolti, evitando inutili personalismi».



Ma al di là delle note ufficiali, Orsoni non intende impegnarsi oltre il richiamo da cartellino giallo: «Al momento non se ne va nessuno. Mi sembra di aver detto abbastanza». Una fiducia che suona come a tempo", ma pur sempre una fiducia che chiude le porte ai malumori del Pd. Nel partito tuttavia le parole di Orsoni sono suonate come "pilatesche". Le sue dichiarazioni non sono piaciute a tutti e sono state interpretate come l’ennesimo rifiuto a decapitare la dirigenza del Casinò, con la speranza che siano magari i manager a trarre certe conclusioni. Cioè che sia Ravà a gettare la spugna.



«Non è finita qui - attacca Maurizio Baratello (Pd), presidente della Commissione Società partecipate a nome degli "indignati" - perché è pacifico che questo partito è estraneo a pressioni su assunzioni. Tuttavia, bisogna avere il coraggio di tirare una riga e dire chiaro e tondo che la fiducia del partito e della maggioranza di questo management si ferma qui. Nulla di personale, ma al Comune servivano i risultati e questi non sono arrivati».



Nel 2013 il Casinò ha concluso l’anno con incassi di 111 milioni 554 mila euro registrando una flessione pari all’8,8% rispetto al consuntivo dell’anno precedente. E dopo un avvio di 2014 in positivo nei prime due mesi, marzo ha fatto registrare una flessione del -2,7 per cento rispetto al marzo 2013.
Ultimo aggiornamento: 16:08

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