«Tangenti ai politici per la costruzione
del Mose e finanziamenti illeciti a Orsoni»

Martedì 23 Luglio 2013 di Gianluca Amadori
Giovanni Mazzacurati
VENEZIA - La Guardia di Finanza di Venezia ha pochi dubbi: in laguna era attiva una vera e propria associazione per delinquere, di cui avrebbero fatto parte l’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, numerosi membri del Consiglio direttivo e dirigenti apicali, nonch amministratori di società consorziate e altri soggetti collegati: un’organizzazione dedita all’emissione e all’utilizzo di false fatture attraverso le quali realizzare "provviste" da utilizzare per «corrispondere tangenti ai pubblici ufficiali referenti del Consorzio Venezia Nuova, nonché per elargire finanziamenti illeciti ad esponenti politici locali».



E ancora. «L’attività di indagine in corso ha permesso di accertare come dirigenti apicali e dipendenti del Consorzio Venezia Nuova, abusando della propria posizione, abbiano costretto o indotto diversi referenti delle società ad esso consorziate a corrispondere o promettere indebitamente denaro o altre utilità. In diversi casi è stato accertato come la promessa o corresponsione fosse direttamente correlata all’assegnazione di lavori relativi alla realizzazione dell’opera Mose e, in generale, alle opere di salvaguardia di Venezia e della Laguna veneta».



Le Fiamme Gialle lo mettono nero su bianco nella relazione conclusiva alle indagini che, undici giorni fa, hanno portato all’arresto di Mazzacurati e di altre persone, accusate a vario titolo di turbativa d’asta (per aver "pilotato" l’assegnazione di un appalto per lavori portuali) e false fatturazioni che la cooperativa San Martino di Chioggia avrebbe realizzato nelle forniture di pietre da affondamento per lavori in mare.



Si tratta di 740 pagine dal contenuto davvero "esplosivo", di cui oltre 400 coperte da omissis in quanto, evidentemente, riportano elementi sui quali si sta ancora indagando e che potrebbero portare a nuovi clamorosi esiti, di fronte ai quali l’appalto pilotato per i lavori portuali sarebbe ben poca cosa. Le pagine non secretate sono sufficienti per capire che l’impero del Consorzio Venezia Nuova, da anni monopolista dei lavori in laguna, sta scricchiolando. E con esso tutto un sottobosco di collaboratori e consulenti, ma anche di pubblici ufficiali che avrebbero dovuto controllare e spesso hanno chiuso un occhio, e forse anche tutti e due. La Finanza scrive che dalle indagini sono emersi «gravi indizi di colpevolezza» in relazione a diverse ipotesi: associazione per delinquere, concussione, riciclaggio, abuso d’ufficio, illecito finanziamento a partiti e movimenti politici, emissione e utilizzo di false fatture e creazione di fondi neri.



Il filone dei politici è quasi integralmente coperto da omissis. Ma, a pagina 402, è rimasto un passaggio riferito a Mazzacurati, definito «promotore dell’illecito finanziamento al politico Giorgio Orsoni, a lui legato da amicizia di vecchia data». L’attuale sindaco di Venezia ha già replicato sostenendo la correttezza dei contributi elettorali. Anche Pio Savioli, consigliere del Venezia Nuova, avrebbe un ruolo di primo piano in questo filone: le Fiamme Gialle lo descrivono come «promotore ed esecutore dell’illecito finanziamento ad esponenti politici effettuato dal CVN mediante un "giro" di fatture per operazioni inesistenti...».



Il capitolo relativo alle presunte tangenti vede ancora come protagonista Savioli che, secondo la Finanza, avrebbe chiesto (e incassato) in più occasioni denaro da aziende da lui aiutate a partecipare ai lavori del Consorzio. Ma anche di Mazzacurati le Fiamme Gialle scrivono che sarebbe stato «percettore, anche per il tramite della Ing. Mazzacurati sas, di tangenti corrisposte dalle consorziate al CVN».



Un quadro davvero a tinte fosche, oltre l’immaginazione del peggior critico del Consorzio Venezia Nuova. Ora spetterà alla Procura effettuare tutti i necessari approfondimenti e verifiche, per poi valutare se e come procedere. Nel frattempo il sostituto procuratore Paola Tonini ieri ha iniziato gli interrogatori. In mattinata ha ascoltato in qualità di persona informata sui fatti il presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, che potrebbe essere parte lesa nel presunto appalto "pilotato" finito sotto inchiesta. Tra oggi e domani sfileranno alcuni degli indagati e venerdì, davanti al Tribunale del riesame, saranno discussi i ricorsi dei primi indagati: anche Mazzacurati ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari.
Ultimo aggiornamento: 24 Luglio, 12:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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