I primi 10 anni dell'Aman, l'hotel dove il lusso è di casa: prezzi da 8mila a 16mila euro a notte

Domenica 16 Luglio 2023 di Davide Scalzotto
Hotel Aman a Venezia

VENEZIA - «Iniziamo a sfatare un "mito". L'Aman Venice non è un 7 stelle, ma un 5 stelle lusso». Sarà stato forse che quelle due stelle in più l'hotel sul Canal Grande le ha maturate sul campo per il matrimonio tra George Clooney e Amal Alamuddin nel 2014, ma il general manager Licinio Garavaglia fa il modesto, per quanto non sia semplice volare bassi quando si gestiscono appena 24 suite in un palazzo del 1570 di 65mila metri quadri, palazzo Papadadopoli sul Canal Grande, uno degli 8 palazzi monumentali della Serenissima sul Canal Grande. Con prezzi che spaziano tra gli 8mila e i 16mila euro a notte.
L'hotel ha celebrato martedì scorso, con un gala tra le 19 e le 22, i dieci anni dalla sua apertura con tanto di taglio della torta da parte dell'avvocato Ioannis Markogiannis (rappresentante legale del gruppo), del direttore Garavaglia e del conte Gilberto Arrivabene Valenti Gonzaga, ultimo proprietario del palazzo.

IL LOCKDOWN
Da tre anni, Garavaglia (nato a Como, con esperienze in giro per il mondo come tutti i grandi generale manager dell'hotellerie internazionale), in fondo non è che se la sia passata male, pur avendo dovuto affrontare il periodo del Covid. «Sono arrivato l'8 marzo del 2020, la città aveva appena chiuso come tutta Italia.

E io, che venivo da Como, mi sono fermato qui. Devo dire che il lockdown è stato passato in ottima compagnia. Praticamente sono diventato uno dei famiglia del conte e di sua moglie: sempre insieme». Gilberto Valenti Arrivabene Gonzaga e Bianca di Savoia Aosta abitano all'ultimo piano del palazzo. Il Papadopoli (nome per esteso Palazzo Coccina Tiepolo Papadopoli, in omaggio alla famiglia bergamasca Coccina, prima proprietaria), passò alla famiglia Arrivabene Valenti Gonzaga nel 1922. E Garavaglia ha un alloggio proprio sotto l'appartamento del conte. «Condividevamo le giornate - racconta - e ho vissuto quella Venezia deserta e per certi versi magica del lockdown».

IL PRIMO
L'Aman è stato il primo hotel veneziano a riaprire dopo la chiusura, nel 2021. E questo diede un segnale importante. «Non sono stati mesi facili - racconta Garavaglia - Dovevamo ripartire, riportare i clienti. Con poche richieste, siamo stati costretti ad alzare ulteriormente le tariffe per poter stare nei costi e salvare il personale. Siamo ricorsi a una cassa integrazione a rotazione, con gli sforzi di tutti ce l'abbiamo fatta».
Con 95 dipendenti per 24 suite, l'Aman è l'hotel con il più alto rapporto "personale-cliente". Non ci sono stanze, ma veri e proprio appartamenti, fino a 105 metri quadrati. Ma al quarto piano l'appartamento Coccina misura 290 metri quadrati, con tre camere da letto (ciascuna con bagno, un soggiorno e una vista impareggiabile sul Canal Grande e sui giardini interni.
Tanto lusso, ma anche sostenibilità: dai materiali, alle luci al led, alla collaborazione con la Cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri per i prodotti della linea cortesia realizzati dalle detenute del carcere femminile della Giudecca o con la pasticceria Giotto per i prodotti del minibar realizzati dai detenuti del carcere di Padova. E poi la cucina, curata dall'executive chef Matteo Panfilio, ma con una chicca nella Blue Room con il progetto "Cook the Lagoon" dello chef 3 Stelle Michelin Norbert Niederkofler.
«Qui il cliente si deve sentire in una casa: non abbiamo indicazioni o cartelli per il bar o i vari servizi, chi alloggia qui si muove come se vivesse un'esperienza diversa», spiega Garavaglia. Già, l'esperienza. Lusso più che stucchevole sfarzo potrebbe essere il motto. «Per quanto - spiega Garavaglia - qui si trovino tessuti di Rubelli, mobili del barocco veneziano di Andrea Brustolon, un pianoforte di Mozart, opere del Sansovino, soffitti del Tiepolo...». Un certo "impegno artistico" insomma c'è. E proprio sotto uno di questi soffitti tiepoleschi, nell'alcova dipinta da Giambattista Tiepolo attorno al 1750, Clooney e Amal passarono la loro prima notte veneziana. Come sia andata, Garavaglia non lo può dire e se la cava così, forse trattenendo qualcosa di tramandato da chi lo ha preceduto.
L'esperienza, si diceva. «L'aspetto particolare - prosegue il manager - è che i clienti che vengono qui possono permettersi di tutto. Lo scorso anno ci fu un matrimonio indiano, per la festa affittarono la Pescheria di Rialto. Ora si può dire, qui vennero con forzieri di gioielli incredibili. Eppure, malgrado i nostri ospiti si possano concedere lussi di ogni tipo, quello che ci chiedono è vivere l'esperienza comune di Venezia. Il bàcaro, il cicheto, un'isola, un tour particolare, il mercato di Rialto». Lo stesso Garavaglia non si tira indietro. «Pensi che mi capita di organizzare personalmente delle passeggiate di Venezia con i miei ospiti. Mi piace stare a contatto con loro, stabilire un rapporto, portarli in giro per Venezia. Immagini un po': io, comasco, guida di Venezia... Mi chiedono dove andare a mangiare e io i miei 2-3 posticini li ho e glieli dico».

LE OCCASIONI
Un paio di crucci, come tanti manager ed albergatori veneziani, Garavaglia li ha. Innanzitutto la durata della permanenza. In media un turista passa 2,5 notti in hotel a Venezia. «Certo - prosegue Garavaglia - tutti vorremmo che fossero di più. Anche perché gli ospiti chiedono sempre più di conoscere anche i dintorni di Venezia: la Riviera del Brenta, Padova, le colline del Prosecco, i luoghi top dell'enogastronomia».
L'altro cruccio è l'occasione mancata con la pandemia: «Penso che con il Covid si sia perso lo spunto per ripensare la qualità del turismo a Venezia. Oggi il turismo di massa è ripartito come e più di prima. Ecco, la tassa d'imbarco per gli aerei può essere un modo per incidere sul turista low cost, su chi viaggia per spostamenti brevi. Numero chiuso? Non ci credo, non è la strada».
Resta però che dopo il Covid è ripartito anche il turismo di lusso, se è vero che i grandi alberghi veneziani (dal Danieli al Bauer, al Gabrielli per citarne alcuni) si stanno ristrutturando per aumentare il livello dell'offerta.
«Sì - spiega Garavaglia - è un buon momento. Durerà? Speriamo di sì. Tutto dipende dalla capacità della città di puntare veramente su questo turismo rispettoso e informato». «Ecco - aggiunge - sulla conoscenza della città da parte dei turisti, anche di quelli top spender, non è che ci siamo molto. Conoscono Rialto, San Marco, in genere sanno poco. Ma quando vengono qui da noi e raccontiamo loro storie e aneddoti legati all'hotel restano affascinati».

ANEDDOTI
Come la "firma nascosta" dell'architetto Guggenheim in un pannello di un salone che diventa un gioco da fare con gli ospiti, o l'ape portafortuna scolpita su un caminetto del Sansovino (per quanto chi ha la sorte di alloggiare qui, una certa dose di fortuna l'abbia già avuta...). Oppure le date dei "gondolieri de casada" nei secoli, incise e salvaguardate sul vetro del portone d'accesso dal Canal Grande. «Guardi qua - mostra ancora il direttore - sui tavoli abbiamo anche i bicchieri disegnati direttamente dal conte Gilberto».
Insomma, non ci si annoia. «I nostri clienti? Dipende dal periodo, ma abbiamo anche famiglie. Clienti che sono comunque affezionati del nostro gruppo». Ma l'Aman guarda anche ai veneziani e a chi non può permettersi di buttare via mesi di stipendio per una notte qui. Per celebrare i 10 anni una volta al mese Garavaglia accoglierà gli ospiti per un brindisi a base di cocktail e cicchetti veneziani, l'Aman spa proporrà trattamenti di benessere e, per chi ama e si può permettere la cucina stellata, il 20 luglio, il 28 settembre e il 26 ottobre Norbert Niederkofler e Matteo Panfilio proporranno il menu degustazione "Cook the Lagoon". Infine, in ottobre, Aman Venice parteciperà alla competizione velica Venice Hospitality Challenge e dal 23 al 29 sarà uno degli hotel che ospiteranno la Venice Cocktail Week.

Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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