Migranti, von der Leyen e Macron con l’Italia: «Altolà alla Germania»

Sabato 30 Settembre 2023 di Andrea Bulleri
Migranti, von der Leyen e Macron con l’Italia: «Altolà alla Germania»

Il messaggio, forte e chiaro, parte da Malta in direzione Berlino. «Non si può fare la solidarietà con i confini degli altri», scandisce Giorgia Meloni da La Valletta, appena terminato il vertice a tre con il presidente francese Emmanuel Macron e la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Sul tavolo ci sono alcune delle questioni che più stanno a cuore alla leader italiana, a cominciare dal capitolo migranti. E la linea che esce dal trilaterale a margine del Med9, il vertice tra i nove Paesi Ue del Mediterraneo, è compatta. Perché Roma e Parigi, su molti degli aspetti che riguardano l’emergenza migratoria, parlano con una voce sola: bisogna lavorare per fermare le partenze, più che insistere sulla redistribuzione. È l’asse italo-francese a cui in queste settimane hanno lavorato, oltre a Meloni, anche i ministri Tajani e Piantedosi. Un fronte comune che trova una sponda – di peso – nella presidente della Commissione europea. 

L’ACCORDO

Eccolo, l’accordo che di fatto viene sancito a Malta tra i tre leader di Roma, Parigi e Bruxelles. Ai quali ora toccherà cercare convergenze tra gli altri capi di governo dell’Ue, a partire dalla prossima riunione informale del Consiglio europeo di Granada il 6 ottobre. Un patto che si basa sui dieci punti proposti a Lampedusa da von der Leyen: procedure più rapide per stabilire chi ha diritto d’asilo, accordi per rimpatriare gli altri, impegno dell’Europa nella lotta agli scafisti. Un menù che nei fatti finisce per isolare la Germania. Che due giorni fa, al vertice dei ministri dell’Interno dell’Ue, ha provato a inserire nel nuovo patto per le migrazioni alcune clausole a favore dell’azione delle Ong nel Mediterraneo, che Berlino ha già annunciato di voler sovvenzionare con fondi pubblici. Una mossa inaccettabile, per Roma, visto che quelle stesse Ong poi fanno sbarcare i migranti sulle coste italiane. «L’emendamento della Germania per noi è un passo indietro», spiega Meloni: «Ho avuto degli scambi con il presidente Scholz, abbiamo deciso di prenderci del tempo per valutare». 

La premier, con Berlino, è netta. E lancia una controproposta: «Capisco la loro posizione. Ma se loro vogliono tornare indietro sulle regole sulle Ong, allora noi proponiamo che il Paese responsabile dell’accoglienza dei migranti trasportati dalle organizzazioni sia quello di bandiera delle loro navi». Spesso e volentieri la Germania, come dimostra il caso delle quattro imbarcazioni a largo del Mediterraneo fino alle scorse ore. Per questo «ognuno – dice Meloni – deve assumersi le responsabilità delle proprie scelte politiche. Noi abbiamo una linea, altri ne hanno un’altra: il problema è non scaricare la linea di uno sugli interessi dell’altro». 
Ma che la linea di von der Leyen sia più vicina a quella di Meloni e Macron, piuttosto che al progetto di Scholz, lo confermano le parole del presidente francese. Che dopo il trilaterale di ieri parla di «passi avanti»: «L’incontro con Giorgia è andato bene. Con la Commissione abbiamo trovato un approccio comune che proporremo ai colleghi per dare una risposta comune a questa sfida europea». La chiave, ribadisce Macron, dev’essere «la capacità europea di prevenire i flussi». In altre parole, quello che Meloni ha ribattezzato il “piano Mattei” per l’Africa: un partenariato «non predatorio» che favorisca lo sviluppo e offra un’alternativa all’immigrazione illegale. 

MANO TESA

Non è un caso se ieri la premier è tornata a invocare la mano tesa dell’Ue nei confronti di Tunisi. «La prima tranche degli aiuti» da 127 milioni in tutto, annuncia Meloni, «partirà la prossima settimana». Non solo: la leader italiana si augura che l’Ue svincoli dalle decisioni dell’Fmi almeno una parte di quel maxi prestito da 900 milioni di euro promesso a Tunisi, al momento legato alla sottoscrizione di un accordo col Fondo da parte di Kais Saied. 

Alla tela, dunque, bisogna ancora lavorare. Ma i segnali che arrivano da Malta, per il governo, vanno nella direzione auspicata. «Chi pensa che il problema migranti possa essere rinchiuso entro i confini di una nazione europea prende un abbaglio», osserva la premier. «Senza risposte strutturali prima saranno travolte le nazioni di primo approdo, poi tutti quanti». I Paesi del Med9, con cui per Meloni «c’è molta convergenza», lo hanno capito. Al punto che la dichiarazione finale del vertice riprende alcuni dei punti più volte sollevati da Meloni, a cominciare dalla necessità di un’azione coordinata da Bruxelles sui confini esterni dell’Ue. Macron e von der Leyen concordano. La sfida, ora, sarà convincere gli altri. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA