Le parole sono finite. Basta speculazioni, rumors, indiscrezioni, lettura dei tarocchi o interpretazione del volo degli uccelli. Mercoled’ 10 marzo alle 16.15, le 4.15 del mattino in Italia, debutta infine, con cinque giorni di ritardo rispetto al programma originario a causa del lockdown a Auckland, la 36° America’s Cup. A cercare di togliere la Vecchia Brocca al Defender Emirates Team New Zealand il Challenger Luna Rossa Prada Pirelli. Un dejà vu 21 anni dopo. Allora finì 5 a 0. La statistica dice inoltre che negli ultimi 18 incontri con i kiwis, il team italiano è riuscito a prevalere solo una volta. “Ma quello è il passato” dice con l’ usuale schiettezza lo skipper Max Sirena nella conferenza stampa inaugurale della Coppa alla quale partecipa insieme al timoniere e skipper kiwi 30 enne Peter Burling e a Patrizio Bertelli, collegato via Zoom dall’Italia. Sirena però, non guarda indietro, ma avanti. “ Siamo tranquilli – dice - siamo nelle condizioni migliori di questi 21 anni. Noi non abbiamo niente da perdere, loro sono il Defender, sono i migliori, noi però vogliamo dare del filo da torcere.
Gia la velocità delle barche nelle diverse condizioni di vento e mare. Se si dà per scontato che i velisti imbarcati sono il top della gamma, la grande incognita è la performance del mezzo. Ma quella, al di là delle battaglie di allenamento con i gommoni tender o col simulatore, al di là dell’intelligenza artificiale che studia e predice le mosse fatte dagli avversari nelle regate precedenti – un dato che ha Team New Zealand, ma non Luna Rossa visto che le uniche regate i kiwis le hanno disputate 3 mesi fa- si capisce solo nei famosi primi bordi e primi lati, della prima regata. Quei primi bordi e primi lati, della prima regata che da 170 anni dettano il la di ciascuna edizione di Coppa America. Quasi sempre è stato infatti da quelli che si è capito se ci sarebbe stata o meno vera battaglia tra i contendenti . Se gli investimenti in tempo e denaro, se il lavoro, l’energia e i sacrifici degli umani coinvolti e delle loro famiglie, saranno o meno remunerati in una impresa dove non c’è il secondo.
Ora, dopo 21 anni, 6 sfide e 5 partecipazioni, per gli uomini di Luna Rossa e tutti gli appassionati, è di nuovo intensa, adrenalica, ansiogena, attesa. La Coppa America, si sa, è il Trofeo più antico del mondo, ma la sua unicità sta nel fatto che si corre ogni quattro anni, se non di più, che il Defender ha dei vantaggi che fanno parte dei suoi previlegi e prerogative, che ci sono voluti 132 perché l’australiano Alan Bond e il geniale progettista Ben Lexcen riuscissero, con una chiglia alata, a sottrarre la vecchia Brocca agli americani del New York Yacht Club. Da allora la Coppa ha cambiato mano altre 5 volte, ma da quando ha lasciato l’Inghilterra nel 1851, solo team di Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Svizzera sono riusciti a conquistarla.
L’Italia ci prova dal 1983, dalla sfida di Azzurra con lo Yacht Club Costa Smeralda che arriva alla semifinale. Nel 1992 c’è il Moro di Venezia di Raul Gardini con la Compagnia della Vela di Venezia, che vince la Louis Vuitton Cup contro Team New Zealand e chiude per 4 a 1 nella America’s Cup contro America al Cubo. Poi inizia l’era di Patrizio Bertelli la cui prima sfida, con vittoria della Louis Vuitton Cup, e sconfitta per 5 a 0 nella seconda America’s Cup per l’Italia, è nel 2000. In questo 2021, secondo anno dell’era Covid, Luna Rossa vince di nuovo le selezioni dei challenger premiata per la prima volta con la Prada Cup. Mercoledì 10 marzo il via della terza volta dell’Italia in Coppa America, la prima con gli AC 75 volanti.