È il solito tutti contro tutti. Quando la Roma vive un periodo di appannamento i tifosi vanno alla ricerca del capro espiatorio. Dalla società, al tecnico, arrivando alla squadra, la piazza è divisa e sono in molti ad essere passati da “mourinhani” ad “anti-mourinhani”. È come se il portoghese avesse fatto il suo tempo nella Capitale, che tutto ciò che poteva dare si è esaurito con la vittoria della Conference League e quella sfiorata dell’Europa League.
Il gioco (che non piace) e le dichiarazioni
Il suo gioco non piace più e le dichiarazioni non sortiscono l’effetto desiderato. Lui appare poco incisivo per via dell’imminente scadenza di contratto che lo costringe ad essere diplomatico verso la società. Società che non fa poco e niente per aiutarlo in una situazione che ha del paradossale. Contro il Verona, ad esempio, mancheranno in difesa Mancini (squalificato), Ndicka (infortunato), Smalling (infortunato), Kumbulla (infortunato), oltre a Cristante (squalificato) che si sarebbe potuto adattare a centrale.
La Roma crolla a San Siro, il Milan vince 3-1: Mourinho è nono, zona Champions lontana
Le cessioni e la società che non parla
E a proposito di cessioni, dovrebbero andare in porto quelle di Renato Sanches e Spinazzola, ma entrambi faticano a trovare chi è disposto a ingaggiarli. C’è poi la società che nel bene o nel male ha scelto di non parlare, di non indicare una strada e di non spiegare il progetto sportivo. Il direttore sportivo, Tiago Pinto, è stato messo alla porta e nonostante questo è l’unico dirigente ad apparire davanti alle telecamere nel pre-partita di ieri. Dopo la sconfitta, invece, si è presentato solo Andrea Belotti. Non pervenuta la Ceo Lina Souloukou. Il risultato, dunque, è un tutti contro tutti sui social dove il principale colpevole rischia di diventare José Mourinho. Anche se qualcuno ricorda: «Esonerandolo non arriverebbero Klopp e Guardiola, ma un traghettatore che non potrà che fare peggio». In effetti si rischia di passare dalla padella alla brace.