Italia rugby, il capitano Michele Lamaro: «A Cardiff per fare la storia». L'analisi: dall'epica alla normalità. Azzurri al 9° posto nel ranking

La vittoria contro la Scozia offre un'occasione inedita: "Per la prima volta possiamo ottenere 3 risultati utili nella stessa edizione del Torneo, ma contro il Galles sarà durissima"

Lunedì 11 Marzo 2024 di Paolo Ricci Bitti
Italia rugby, il capitano Michele Lamaro: «A Cardiff per fare la storia». L'analisi: dall'epica alla normalità. Azzurri al 9° posto nel ranking

Due risultati utili consecutivi nel Sei Nazioni del rugby con il pronostico non così chiuso per fare il tris: mai successo prima.
«Se è per quello - dice Michele Lamaro, il capitano - già dal minuto dopo il fischio finale all’Olimpico, con Gonzalo (Quesada, il neoct, ndr) e i ragazzi stavamo già pensando a come fare per arrivare là dove non si è ancora spinta alcuna nazionale azzurra: tre risultati utili nello stesso Torneo. Una motivazione formidabile e una grande responsabilità. Di mezzo c’è però il Galles, lo sapete, sabato a casa sua, che darà tutto per evitare l’ultimo posto.

Ha perso male con la Francia ieri, ma non vuole dire niente: è una squadra capace di ogni impresa, ha nel Dna ogni elemento che serve. Dovremo studiare anche il più piccolo dettaglio».


Due anni fa l’avete battuto proprio al Principality Stadium.
«Un bel ricordo non fermerà i gallesi».

Da un Mondiale da dimenticare al primo pareggio in Francia e alla vittoria all’Olimpico che mancava da 11 anni: che cosa è cambiato in poche settimane, oltre all’allenatore?
«Se volessimo tagliarla corta, direi che ora siamo più attenti alla difesa».


E se non volessimo?
«Bisogna partire da lontano».


Dal suo debutto in azzurro quattro anni fa, quando la nazionale perdeva sempre?
«Sì, ma nel senso che in questo sport, così collettivo, così duro, così intelligente, così ricco di variabili, non si può individuare un momento preciso tra il prima e il dopo. Ricordate quante partite abbiamo perso per un soffio, per un piccolo dettaglio? Non c’è uno switch, un interruttore, in una squadra di rugby. E’ un processo lungo e complesso. Il valore della nostra prestazione a Lilla (13-13) non sarebbe cambiato di una virgola se il pallone calciato da Paolo (Garbisi, ndr) fosse entrato invece di sbattere sul palo. Invece per i titoli dei giornali sarebbe stata tutta un’altra storia. In realtà c’è solo da lavorare insieme, da sudare, da studiare, da accumulare esperienze perché poi arriva la partita in cui tutto questo processo porta alla vittoria».


Quesada dice che il merito è solo vostro, che lui vi ha giusto convinto del vostro potenziale: è sincero?
«E’ sincero nell’essere modesto. La verità è che quello che combiniamo in campo è il frutto non solo del comportamento di noi azzurri, ma del lavoro del ct e di tutto lo staff, non solo tecnico, della nazionale e anche di ciò che si fa nei club. Gonzalo, poi, è bravo nel coinvolgere tutti perché insieme si dia il massimo. Ed è molto efficace nel preparare non solo il piano strategico per ogni partita, ma anche la battaglia mentale».


Quella che avete vinto sabato resistendo a 24 fasi di attacco degli scozzesi negli ultimi infiniti tre minuti del match?
«Sì, proprio quella».


Secondo le statistiche (possesso palla, territorio, corse, terreno conquistato con i calci) sabato all’Olimpico avrebbe dovuto vincere la Scozia.
«Ecco, in quei numeri non c’è nulla della battaglia mentale che richiede una partita di rugby».


Comunque, a proposito di numeri, 26 placcaggi (record) lei li ha “tirati” agli scozzesi.
«Sì e ne sono contento (Lamaro è sempre in testa in questa classifica del Sei Nazioni, ndr) ma conta di più il totale dei placcaggi effettuati da tutta la squadra (sono 199, ndr) grazie al piano difensivo. E poi siamo stati molto disciplinati concedendo solo 5 penalty, questo sì che è un bel numero».


L’Italia non vinceva a Roma da 11 anni: dov’era lei nel 2013?
«Esattamente lì all’Olimpico, ricordo tutto della partita con l’Irlanda. Avevo 15 anni e, sì, giocavo a rugby, ma allora potevo solo sognare di giocare in nazionale, figuriamoci se potevo pure immaginare un’emozione così forte come quella di sabato, a Roma, la mia città, davanti a tutti quei tifosi che ci sostengono sempre. Beh, sabato notte ho fatto fatica a prendere sonno».


Questa nazionale ottiene buoni risultati continuando a inserire giovani, compresi quelli di formazione non italiana.
«Sì, in effetti ora c’è una base solida composta da un nucleo di giocatori e da un’organizzazione che permette ai giovani di inserirsi bene senza correre il rischio di bruciarsi. Anche chi non è di formazione italiana, detto che il “linguaggio” del rugby professionistico è sempre più universale, trova subito riferimenti. E’ facile “fare gruppo” e così il talento di ognuno si somma subito a quello della squadra senza dovere sentire troppo la pressione».


 

Chi è Michele Lamaro

Michele “Mitch” Lamaro ha 25 anni, romano dell’Aurelio, Liceo Germanico, laurea in Management dello Sport. Ha 37 caps (debutto nel 2020 con il ct Smith) di cui 28 da capitano. Gioca nel Benetton e ha vinto uno scudetto con il Petrarca.

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L'analisi: dalle imprese epiche alla normale continuità

Dice bene il ct Gonzalo Quesada che predica umiltà: «Sono qui da pochi giorni (70) e per adesso ho solo convinto gli azzurri delle loro potenzialità: i meriti sono tutti dei ragazzi. Siamo solo all’inizio». Ecco, dopo 25 anni di Sei Nazioni (che in realtà sono 29 perché abbiamo giocato 4 edizioni “ombra” dal 1996), quando il suiveur sente la parola “inizio” viene preso da un po’ di malinconia.

E’ dal 2000 che l’Italia ovale nel Torneo più bello al mondo ha tutto meno le vittorie sul campo che magari nello sport qualcosa contano: sabato l’Olimpico era di nuovo pieno come un uovo (70mila fedeli) per sostenere una squadra che di 123 partite ne aveva vinte 13 pareggiandone 2. Quale altra disciplina in Italia sarebbe sopravvissuta con questo cv colabrodo? Quale altro sport farebbe ammucchiare, solo per quanto riguarda Roma, 37 milioni di euro di indotto ogni anno?

Epperò adesso, dopo l’inedito pareggio in Francia e il trionfo con la Scozia (mai infilati prima 2 risultati utili consecutivi) l’esigenza, la speranza, il sogno è che si vada oltre l’inizio. L’Italia debuttò alla grande nel Torneo battendo la Scozia campione in carica, ma poi quell’inizio folorante scomparve sotto 14 ko di seguito. Nel 2007 due vittorie rinascimentali, ma poi della rinascita si persero le tracce. Idem nel 2013: sempre due vittorie, ma poi anche quell’inizio restò tale. La desolante traversata del deserto dal 2015 al 2022 (36 ko di seguito) terminò con il primo e commovente successo in Galles, ma poi l’anno scorso 5 sconfitte su 5.

Dietro la nazionale di Quesada ci sono le franchigie Benetton (bene) e Zebre (meno bene) e c’è la meravigliosa Under 20 di Brunello che ha battuto Francia e Scozia grazie agli ultimi frutti della filiera allestita dal 2016 dall’irlandese Aboud. E procede bene anche l’indispensabile ricerca di talenti di scuola straniera. Proprio Aboud, prima di lasciare due anni fa, annunciò che l’attuale gruppo azzurro, il più giovane del Torneo, fosse stato “tarato” per dare il massimo ai Mondiali 2027. Insomma, non manca il carburante anche se la nostra tanica è sempre più piccola di quella dei rivali.

A Quesada, che ha avuto l’acume di tenere il buono costruito dal suo predecessore Crowley, il compito durissimo di portare finalmente l’Italia oltre l’inizio. Lui ci crede, noi non ne dubitiamo. 

Paolo Ricci Bitti

Italia al nono posto nel ranking

Grazie alla vittoria sulla Scozia (che era sesta nel ranking) l'Italia sale dalla decima alla nona posizione con la possibilità, toccate ferro, di salire all'ottavo in caso di vittoria a Cardiff. L'ottavo posto è la migliore posizione mai raggiunta dagli azzurri: è capitato nel 2007 grazie alle vittorie su Scozia e Galles, ct era Berbizier.

Questa la classifica aggiornata:

1 Sudafrica 94.54

2 Irlanda 90.69

3 Nuova Zelanda 89.80

4 Francia 87.31

5 Inghilterra 86.35

6 Scozia 82.82

7 Argentina 80.68

8 Galles 78.62

9 Italia 78.05

10 Australia 77.48

 

Il calendario e la classifica

Nel quarto turno del Sei Nazioni Italia-Scozia 31-29 e Inghilterra-Irlanda 23-22; Galles-Francia 24-45.

Classifica: Irlanda 16 (+80, differenza punti fatti/subiti); Inghilterra 12 (-3); Scozia 11 (+4); Francia 11 (+4); Italia 7 (-37); Galles 3 (-48). Irlanda resta grande favorita per la vittoria del Torneo. 

La vittoria vale 4 due punti, il pareggio 2. Bonus offensivo 1 punto se si segnano almeno 4 mete. Bonus difensivo 1 punto se si perde con 7 o meno punti di scarto. 


Quinto e ultimo turno: sabato 16 marzo alle 15.15 Galles-Italia, alle 17.45 Irlanda-Scozia, alle 21 Francia-Inghilterra.

Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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