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Dopo diversi rinvii, ed a quasi un decennio dall’entrata in vigore della Euro 6, la Commissione Europea definisce i nuovi limiti delle sostanze inquinanti emesse dai veicoli. Non è stato facile trovare il punto di equilibrio, specialmente in una fase come questa in cui la crisi energetica sta penalizzando non poco l’industria e il mercato automotive. Alla fine di ottobre Bruxelles ha confermato il 2035 come termine ultimo per vendere vetture con propulsori benzina e diesel, puntando nel medio termine sul superamento delle difficoltà attuali. Nel breve, invece, sono passate le indiscrezioni che prevedevano un allentamento delle restrizioni rispetto ai valori ipotizzati in precedenza. La carota, però, riguarda soprattutto le auto e i furgoni (abbassamento dei limiti del 13%), la cui direttiva Euro 7 entrerà in vigore nel luglio del 2025, mentre i veicoli pesanti, che dovranno allinearsi due anni dopo, hanno subito un taglio molto più consistente (-27%).
Vengono inoltre misurate ulteriori sostanze inquinanti come l’ammoniaca su auto e furgoni e la formaldeide e il protossido di azoto per autocarri e autobus.
Zipse punta il dito soprattutto sui veicoli pesanti finiti al centro del mirino più costosi dal punto di vista della transizione energetica: «L’industria automobilistica prende molto seriamente il suo ruolo di ridurre sia la CO2 che le emissioni inquinanti. Con questa proposta, invece, i produttori di camion dovranno trasferire sostanziali risorse ingegneristiche e finanziarie dai veicoli elettrici a batteria e a celle a combustibile al motore a combustione interna». La Commissione stessa ipotizza che l’adeguamento dei motori avrà un impatto moderato sui costi delle auto, stimati tra i 90 e i 150 euro, e sul costo di autobus e camion, stimato nell’ordine dei 2.600 euro.
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