Lotta alle emissioni, le auto delle flotte non temono rivali. Differenza netta rispetto al resto del mercato

Lotta alle emissioni, le auto delle flotte non temono rivali. Differenza netta rispetto al resto del mercato
MILANO - Dove va l’automobile nella sua corsa, non sempre lineare, talvolta persino convulsa ma ormai inarrestabile verso una mobilità più sostenibile?...

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MILANO - Dove va l’automobile nella sua corsa, non sempre lineare, talvolta persino convulsa ma ormai inarrestabile verso una mobilità più sostenibile? Avrà ragione chi intona il requiem per il diesel o chi predice al gasolio una vita ancora lunga? Sono credibili le previsioni spesso trionfalistiche dei costruttori sul futuro elettrico dell’auto, certamente inevitabile ma non così vicino almeno agli occhi di un Paese dove la mobilità a emissioni zero sembra combattere con il disinteresse dimostrato dalla politica nei confronti di questi temi? Non è facile ipotizzare cosa ci sia davvero dietro l’angolo, anche se nessuno dubita che l’automobile stia affrontando la rivoluzione più radicale e rapida della sua storia. Un cambiamento epocale riguarda tutti, ma che nel mondo delle flotte è studiato con l’attenzione che meritano gli eventi strategici per l’attività aziendale.


In proposito si rivela ricco di spunti interessanti l’Outlook (termine particolarmente attuale in questi tempi di... rating) realizzato per Aniasa dal Centro Studi Fleet&Mobility e finalizzato a individuare i trend in atto nel campo delle emissioni e delle motorizzazioni che a esse sono strettamente legate.
L’analisi del parco auto italiano fotografa una situazione che giustificherebbe degli interventi finalizzati a garantirne il ringiovanimento, visto che un quarto dei 38,491 milioni di vetture circolanti nel 2017 in Italia era ante Euro 3, e addirittura il 10% era Euro 0. Tre quarti di queste ultime a benzina, un quinto del totale diesel mentre l’alimentazione a gas – metano e Gpl – rappresentava una quota del 6%.

A consolidare un quadro che presenta più ombre che luci concorre anche l’esame dell’andamento delle radiazioni degli ultimi tre anni: il tasso di eliminazione delle auto Euro 0 è sempre stato inferiore all’1% del relativo circolante, un ritmo che richiederebbe più di un secolo per la loro completa eliminazione, anche se è lecito dubitare che tali vetture siano tutte realmente circolanti. Ben più sostenuta l’“operazione pulizia” riguardanti le auto Euro 1, 2 e 3,con un tasso di cancellazione nel triennio costantemente nell’ordine del 7%.

In questo panorama generale tutt’altro che esaltante, spicca l’azione positiva delle flotte, con particolare attenzione alle attività del noleggio. La suddivisione dell’immatricolato del settore per classi “ecologiche” evidenzia infatti l’assoluta assenza di vetture inferiori a Euro 5, che nel renting valgono il 13% rispetto al 18% del circolante complessivo. Il restante 87% delle auto intestate al noleggio soddisfa la normativa Euro 6, che invece vale solo il 14% del parco complessivo. Rispetto al parco totale, poi, le auto a noleggio presentano enormi vantaggi in termini di emissioni medie: quelle di monossido di carbonio sono inferiori del 58% per i motori a benzina e del 37% per i diesel, mentre nel caso degli ossidi di azoto (NOx) la differenza è rispettivamente del 52% e del 47%. Le auto diesel in affitto, poi, emettono l’85% di particolato in meno, mentre i benzina hanno un vantaggo del 70% per quanto riguarda la produzione di idrocarburi incombusti.

In prospettiva futura, le elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility prevedono una vita ancora lunga per i motori termici che qualcuno vorrebe dare per morti: l’Outlook prevede infatti che nel 2030 l’Italia preferirà ancora il diesel, che precederà – con il 42% delle vendite totali – il benzina (35%), lasciando quote inferiori alle alimentazioni alternative come l’ibrido (13%), l’elettrico (4%) e dal gas, con Gpl e metano attestati al 6%.

Dove va l’automobile nella sua corsa, non sempre lineare, talvolta persino convulsa ma ormai inarrestabile verso una mobilità più sostenibile? Avrà ragione chi intona il requiem per il diesel o chi predice al gasolio una vita ancora lunga? Sono credibili le previsioni spesso trionfalistiche dei costruttori sul futuro elettrico dell’auto, certamente inevitabile ma non così vicino almeno agli occhi di un Paese dove la mobilità a emissioni zero sembra combattere con il disinteresse dimostrato dalla politica nei confronti di questi temi? Non è facile ipotizzare cosa ci sia davvero dietro l’angolo, anche se nessuno dubita che l’automobile stia affrontando la rivoluzione più radicale e rapida della sua storia. Un cambiamento epocale riguarda tutti, ma che nel mondo delle flotte è studiato con l’attenzione che meritano gli eventi strategici per l’attività aziendale.

In proposito si rivela ricco di spunti interessanti l’Outlook (termine particolarmente attuale in questi tempi di... rating) realizzato per Aniasa dal Centro Studi Fleet&Mobility e finalizzato a individuare i trend in atto nel campo delle emissioni e delle motorizzazioni che a esse sono strettamente legate.
L’analisi del parco auto italiano fotografa una situazione che giustificherebbe degli interventi finalizzati a garantirne il ringiovanimento, visto che un quarto dei 38,491 milioni di vetture circolanti nel 2017 in Italia era ante Euro 3, e addirittura il 10% era Euro 0. Tre quarti di queste ultime a benzina, un quinto del totale diesel mentre l’alimentazione a gas – metano e Gpl – rappresentava una quota del 6%.
A consolidare un quadro che presenta più ombre che luci concorre anche l’esame dell’andamento delle radiazioni degli ultimi tre anni: il tasso di eliminazione delle auto Euro 0 è sempre stato inferiore all’1% del relativo circolante, un ritmo che richiederebbe più di un secolo per la loro completa eliminazione, anche se è lecito dubitare che tali vetture siano tutte realmente circolanti. Ben più sostenuta l’“operazione pulizia” riguardanti le auto Euro 1, 2 e 3,con un tasso di cancellazione nel triennio costantemente nell’ordine del 7%.

In questo panorama generale tutt’altro che esaltante, spicca l’azione positiva delle flotte, con particolare attenzione alle attività del noleggio. La suddivisione dell’immatricolato del settore per classi “ecologiche” evidenzia infatti l’assoluta assenza di vetture inferiori a Euro 5, che nel renting valgono il 13% rispetto al 18% del circolante complessivo. Il restante 87% delle auto intestate al noleggio soddisfa la normativa Euro 6, che invece vale solo il 14% del parco complessivo. Rispetto al parco totale, poi, le auto a noleggio presentano enormi vantaggi in termini di emissioni medie: quelle di monossido di carbonio sono inferiori del 58% per i motori a benzina e del 37% per i diesel, mentre nel caso degli ossidi di azoto (NOx) la differenza è rispettivamente del 52% e del 47%. Le auto diesel in affitto, poi, emettono l’85% di particolato in meno, mentre i benzina hanno un vantaggo del 70% per quanto riguarda la produzione di idrocarburi incombusti.


In prospettiva futura, le elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility prevedono una vita ancora lunga per i motori termici che qualcuno vorrebe dare per morti: l’Outlook prevede infatti che nel 2030 l’Italia preferirà ancora il diesel, che precederà – con il 42% delle vendite totali – il benzina (35%), lasciando quote inferiori alle alimentazioni alternative come l’ibrido (13%), l’elettrico (4%) e dal gas, con Gpl e metano attestati al 6%.
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Il Gazzettino