MONTREAL – “I miei mi mandarono a Montreal perché in Francia tutte le scuole mi cacciavano a calci”, racconta Emanuelle Beart, quando a 17 anni i genitori...
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Nella prima infatti era il Bibendum Challenge di Michelin, una vetrina di veicoli a basso impatto ambientale, oggi invece è un punto di incontro annuale tra specialisti, esponenti del mondo dell’industria, della finanza e della politica, ricercatori, piccole start up e giornalisti senza che la presenza della multinazionale francese della gomma ingombri troppo, anzi formalmente è quasi invisibile. Del famoso omino gonfiabile non c’è quasi traccia per una scelta ben precisa, e non è neppure casuale l’ostinazione verso Montreal e il Canada. Siamo infatti in una metropoli da 4 milioni di abitanti eppure tra le più vivibili e vivaci al mondo, in un paese bilingue dove nel 2040 tutte le auto vendute saranno ad emissioni zero, un processo che è spinto da un ambizioso piano per lo sviluppo di un’ampia rete di rifornimento per l’auto elettrica e ad idrogeno e da robusti incentivi: 5mila dollari dal governo federale che si sommano agli 8mila messi a disposizione dallo stato del Quebec. Quest’anno si è parlato di “Soluzioni per sistemi multimodali”, un tema che tuttavia la casa di Clermont Ferrand non ha rinunciato a svolgere secondo le proprie competenze presentando l’Uptis. Il nome è in realtà una sigla che sta per Unique Puncture-proof TIre System, ovvero “sistema pneumatico unico a prova di foratura” ed è per ora un concept, ma Michelin ha già annunciato insieme a General Motors che sarà su un veicolo di serie dal 2024 e la sperimentazione inizierà già da quest’anno sulle strade del Michigan. L’Uptis porta a compimento il sogno di ingegneri, cantanti e automobilisti perché è senza aria. L’idea non è nuova. Michelin l’aveva sviluppata in modo simile con il Tweel già 15 anni fa, ma il suo utilizzo è rimasto confinato a piccoli mezzi da movimento terra, cart da golf e muletti. La grande novità è che lo pneumatico senz’aria si prepara ad essere calzato anche dalle normali automobili smuovendo le fondamenta di un componente che, sostanzialmente, è rimasto lo stesso per oltre un secolo, ma ora deve trasformarsi seguendo i grandi trend della società e della mobilità. Michelin ha già fornito la sua visione dello pneumatico del futuro proprio al primo Movin’On del 2017 con il Vision ovvero uno pneumatico sostenibile, stampabile, connesso e senz’aria. L’Uptis realizza l’ultimo di questi capitoli con una struttura che prevede un cerchio in alluminio, raggi radiali costruiti in uno speciale materiale composito (gomma, resina e fibra di vetro) e una striscia di gomma tassellata. L’Uptis può passare sopra grossi chiodi senza accusare il minimo problema, dunque non si fora, non esplode e non ne va controllata la pressione, buona norma seguita da solo 2 automobilisti su 10, con conseguenze immaginabili per la sicurezza, i consumi di carburante e quelli della gomma stessa. Dunque rispetta di più l’ambiente, anche perché il battistrada può essere ricostruito fino a 6 volte e la sua adozione permetterebbe di riversare nella natura 200 milioni di pneumatici all’anno in meno, una montagna alta quanto la torre Eiffel. Michelin già prevede entro il 2048 di utilizzare l’80% di materie prime rinnovabili per costruire i propri pneumatici e di riciclarne il 100% raddoppiando la quota attuale. Uno pneumatico insomma che guarda al futuro, con gli occhi di chi non pensa solo a ciò che produce e vende, ma ad una società che vuole mantenere le proprie conquiste senza che la natura, stufa della nostra cecità, ci prenda definitivamente a calci da ciò che non abbiamo saputo conservare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino