Mamma e figlio sfrattati: dormono
da 20 giorni sulle sedie dell'ospedale

Mercoledì 7 Maggio 2014 di Vettor Maria Corsetti
Mamma e figlio sfrattati: dormono da 20 giorni sulle sedie dell'ospedale
VENEZIA - Senza un tetto sopra la testa, da 20 giorni passano la notte nel pronto soccorso dell'Ospedale civile, fra i tavolini davanti ai distributori automatici di bevande e snack. È la triste condizione di Graziella Di Chiara e del figlio Omar Furlan, 51 e 30 anni, sfrattati il 25 luglio scorso per inosservanza del regolamento condominiale dal loro alloggio Ater di Marano, una frazione del Comune di Mira. E da allora fino a poche settimane fa, ospitati dall'ex marito e padre di lui alla Giudecca. Ma ora l'uomo non è più in grado di accoglierli, e i due si trovano costretti a pernottare all'interno dell'Ospedale.



Gabriella esordisce spiegando che «la casa ce l'hanno tolta per mancato rispetto delle regole contrattuali sulla cura del giardino (in base a un'ordinanza emessa dal Comune di Mira, precisa l'Ater, ndr). Quando uscivamo, i nostri cani li lasciavamo in libertà e sporcavano. I vicini hanno segnalato e documentato l'inconveniente, e la legge 10 è stata applicata alla lettera. Ci siamo trasferiti a Venezia nella casa del mio ex marito, perché i parenti erano nell'impossibilità di ospitarci. Ma quando anche lui è finito sotto sfratto, abbiamo dovuto lasciare l'appartamento. Da una ventina di giorni la nostra vita si divide tra l'Ospedale civile, dove grazie alla disponibilità del personale del Suem e degli addetti alla sicurezza possiamo restare tra le 20 e le 7.30, la mensa dei frati del Redentore dove consumiamo il pranzo, il Circolo Nardi alla Giudecca e due volte alla settimana lo sportello Informalavoro del Centro Zitelle, perché entrambi siamo alla ricerca di una occupazione».



Questo è il secondo problema di Graziella e Omar: la prima, dopo aver effettuato pulizie a domicilio ed essersi specializzata come badante, risulta priva di impiego dal 2010. Mentre il secondo, reduce da una polmonite, può esibire come esperienze professionali solo un anno di servizio civile e lavori a tempo in officina: «Qualcosa me lo offrono ma poi non vengo preso, perché privo di patente e automobile, o non rispondente al profilo richiesto».

Esauriti da tempo i risparmi e dopo l'aiuto economico dei frati del Redentore e qualche soldarello passato dall'ex marito e genitore, i due tirano avanti con i contributi dell'assessorato alle Politiche sociali, seguiti da un'assistente sociale e un'educatrice. «Ci hanno detto che dovremo aspettare - chiariscono - E come sistemazione saltuaria hanno proposto il dormitorio. Ma noi non vogliamo passare la notte divisi: siamo una famiglia».

E come se non bastasse, ad aggravare la situazione ci si è messa anche la salute: «La signora dovrà essere ricoverata il 21 maggio e operata il 22 - spiega il loro medico di base Stefano Ongarato - Probabilmente, un intervento molto delicato».

«Mi hanno detto che non dovrebbero esserci problemi o complicazioni nel post intervento», commenta fiduciosa Graziella. Aggiungendo però che «passare la convalescenza in uno spazio pubblico dell'Ospedale non è una bella prospettiva».
Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 06:58

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