Sui giornali di oggi si riporta il giubilo dell'europeista Donald Tusk, dato per vincitore alla chiusura delle urne in Polonia, e il silenzio del partito sovranista - e attualmente al governo - Pis (Diritto e giustizia) di Jaroslav Kaczynski. Gli scrutini di oggi invece sembrano consegnare due scenari: uno spagnolo e uno gattopardesco. Il primo - invero quasi certo - prevede che a vincere sia la coalizione europeista guidata da Tusk (Coalizione civica), dato come secondo partito, insieme a Terza via e Lewica (Sinistra). Da qui il paragone con quanto sta accadendo in Spagna, con l'ex premier socialista Pedro Sanchez incaricato di formare un esecutivo dopo il fallimento del mandato dato al Partido Popular (arrivato primo). L'altro scenario è ispirato al capolavoro di Tomasi di Lampedusa: in un contesto (anche globale) che cambia in fretta, Pis si confermerebbe in grado di formare il terzo governo (dopo quello del 2015 e quello del 2019), con il partito iper-conservatore Confederazione.
L'ottica italiana
L'Italia non guarda con indifferenza a queste elezioni: il partito sovranista di Kaczynski nel Parlamento Ue siede con FdI di Giorgia Meloni nell'Ecr, l'europeista Tusk insieme a Forza Italia nel Ppe. In campagna elettorale, il premier di Pis Mateusz Morawiecki ha annunciato lo stop all'invio di armi in Ucraina. Lo ha fatto soprattutto per fermare il malcontento nella popolazione polacca in reazione allo sforzo destinato a Kiev e simboleggiato dalle proteste degli agricoltori per l'arrivo del grano ucraino, che mette in difficoltà il mercato locale. Un tema che potrebbe apparire piccolo rispetto a quello del conflitto russo-ucraino, ma che ha portato Pis a prendere una posizione radicale anche per contenere l'affermazione del partito alleato iper-conservatore Confederazione, contrario a ogni aiuto all'Ucraina.
Una vittoria di Tusk porterebbe con tutta probabilità la Polonia su posizioni più dialoganti su alcuni dossier (vedi immigrazione o Ucraina), ma se confermata alle prossime europee - dove però si vota con il proporzionale - renderebbe quasi inevitabile una riedizione dell'asse Socialisti-Popolari a Bruxelles. Ad oggi, seppur difficile, rimane in piedi la possibilità di un'alleanza Ecr-Ppe, magari con una parte di Identità e democrazia (il gruppo di Salvini e Le Pen). Poi c'è la questione tedesca: il governo di Morawiecki ha individuato in Berlino un bersaglio, accusando Tusk di essere «servo» della Germania. L’anno scorso, per esempio, Varsavia ha chiesto alla Germania 1.300 miliardi di euro di risarcimenti per i crimini di guerra compiuti dai nazisti in Polonia. Il tema non lascia indifferente l'Italia, impegnata - non senza problemi - con la Francia nella costruzione di un sistema che tolga centralità a Berlino.