Ecco perché tanti leader si presentano alle elezioni europee anche se poi rinunceranno all'incarico

Mercoledì 24 Aprile 2024

Caro Direttore,
i capi dei partiti si presentano e poi passano il testimone ad altri: mi dispiace ma sono tentato a non andare a votare per le Europee onde evitare che il mio voto venga strumentalizzato e usato a favore di persone che non conosco. Non posso aiutare chi fa della democrazia uno strumento di potere.


Lettera firmata
Rovigo


Caro lettore,
in linea di principio e sul piano formale sarebbe certamente più corretto che chi si candida per una carica, una volta eletto, svolgesse poi il mandato per cui aveva chiesto ai cittadini di votarlo.

Soprattutto alle elezioni europee accade invece che molti leader scendano direttamente in campo come capilista, ben sapendo che poi, anche se eletti, rinunceranno all'incarico di parlamentare europeo a favore di altri candidati del proprio partito che hanno ottenuto meno consensi di loro. Perché accade? Per almeno due motivi. Perché l'accentuato carattere leaderistico che ormai tutte le forze politiche hanno assunto, assegna inevitabilmente al numero uno del partito un ruolo "trainante" anche sul piano elettorale, al punto che spesso il suo nome viene inserito nel simbolo della forza politica (come noto ci ha provato senza riuscirci anche Elly Schlein). Quindi si ritiene che la candidatura del leader, anche se simbolica, possa essere uno degli elementi che condizionano la scelta dei cittadini e quindi il risultato elettorale del partito. Ciò risulta particolarmente importante, e questo è il secondo motivo, in occasione delle elezioni europee che, cadendo spesso intorno alla metà della legislatura, finiscono per avere un significato politico che va oltre la "semplice" nomina degli europarlamentari italiani ed assumono un ruolo interno più simile a quello che ha il voto di "mid-term" negli Stati Uniti. Cioè una sorta di bilancio di metà mandato del governo e di termometro del consenso sul suo operato e i suoi ministri. Questo inevitabilmente spinge molti capi-partito a metterci la faccia e a scendere in campo in occasione delle elezioni europee, anche se poi sanno bene che non andranno a Strasburgo nè a Bruxelles. E' questa del resto la ragione per cui la stessa premier, Giorgia Meloni, sta valutando se candidarsi o meno come capolista di Fdi: scioglierà la riserva nel fine settimana. In tutto ciò c'è però anche un aspetto positivo da considerare. L'impegno diretto di molti leader e la sfida tra di loro fanno assumere alla scadenza elettorale europea un peso e un interesse maggiore e possono diventare anche un elemento di stimolo per convincere magari qualche elettorale dubbioso a recarsi alle urne l'8 e 9 giugno.

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