Almeno in questo campo le polemiche stanno a zero.
Non importa sapere se Babbo Natale con abito rosso e barba d’ordinanza indossa oppure no il provocatorio tutù; né sapere se è festa solo cattolica o piuttosto periodo di passaggio tra un anno e l’altro, tra un prima e dopo.
VENETO
Dai Dogi del Cinquecento la bontà del mandorlato
Ma chi l’ha detto che “Natale + Veneto = pandoro”? In tutta la regione – non solo a Cologna Veneta (la capitale storica di questa tipicità) – il mandorlato non manca in nessuna casa. I Dogi lo offrivano già nel lontano Cinquecento e a Roma se lo faceva arrivare Pio X a inizio Novecento. La lavorazione è laboriosa, pur essendo composto da soli quattro ingredienti: mandorle, miele, zucchero, uova.
MARCHE
Bostrengo o frustingo la povertà è ricchezza
Povero che più povero non si può (ma buono che più buono non si può), anche il bostrengo marchigiano ha origini che si perdono nella notte dei tempi. È il dolce del focolaio domestico fatto con pane raffermo, uova e riso, insieme alla buccia degli agrumi. Il tutto mescolato col mosto d’uva cotto. Ogni famiglia aggiunge qualcosa. Il nome cambia da paese a paese (frustingo, tra i più noti).
LAZIO
Il goloso pangiallo noto sin dall’impero romano
È riduttivo chiamarlo dolce della nonna. Il Pangiallo (o pampepato) c’era già ai tempi degli imperatori romani. Il suo colore dorato, luminoso (celebrava, infatti, la festa del Sole) nasce dagli ingredienti: spezie, zafferano compreso, assieme a farine varie, mandorle e nocciole. Oggi c’è chi mette tocchetti di cioccolato fondente. È diffuso in tutto il Centro e particolarmente in Umbria.
CAMPANIA
Una cascata di miele per i mitici struffoli
Il miele è il protagonista principale anche del più famoso dolce natalizio di Napoli, gli struffoli (nel resto del Centro Italia si chiamano cicerchiate). Sono palline di pasta e liquore di anice, fritte nel burro o nello strutto, ricoperte di miele caldo e decorate con canditi o zuccherini. Il nome struffolo deriverebbe da “strofinare”, l’operazione necessaria per arrotolare l’impasto.
PUGLIA
Immancabili cartellate dall’impasto ben sodo
Non è Natale in Puglia (o a casa di un pugliese che vive lontano) senza le friabili e croccanti cartellate (crùstele, un altro nome) con o senza uova, con o senza lievito, sempre innaffiate – ma appena prima di servirle - nel miele o nel vino cotto. Per nulla facili da fare ci vuole grandissima manualità per farle. Il segreto è l’impasto che deve essere ben sodo e per nulla appiccicoso.