Segusino. Operaio agganciato e ferito dal nastro trasportatore: imprenditore di 93 anni a processo

Alla sbarra il titolare della fonderia Fim Cast per l’infortunio successo nel 2018. Il collega testimone: «Non doveva stare lì»

Lunedì 13 Maggio 2024 di Maria Elena Pattaro
L'interno della fonderia Fim Cast di Segusino, dove è avvenuto l'incidente

SEGUSINO (TREVISO) – Sul banco degli imputati a 93 anni per il grave incidente sul lavoro accaduto a un operaio della sua fabbrica, rimasto agganciato al nastro trasportatore. Stamattina, 13 maggio, è iniziato il processo a Gian Vittore Boghetto, legale rappresentante della fonderia Fim Cast di Segusino. L’anziano imprenditore, difeso dall’avvocato Piero Barolo, è accusato di lesioni personali colpose con violazione delle norme di sicurezza sul lavoro.

AGGANCIATO

L’infortunio è avvenuto il 1° agosto del 2018. Quel giorno il macedone Mirvet Bilali, all’epoca 39enne, era impegnato insieme ad altri colleghi nello stoccaggio di pezzi in ghisa che uscivano dalla fonderia. L’operaio, inserito in azienda con un contratto di somministrazione del lavoro, si trovava a valle del nastro trasportatore ed era addetto al prelievo degli oggetti, dal peso di circa 16 chili, che doveva gettare su un cumulo piramidale.

A un certo punto il macedone avrebbe tentato di prelevare un pezzo rimasto incastrato nel nastro. Mentre l’oggetto correva verso la fine del “tappeto mobile”, il lavoratore si sarebbe istintivamente piegato in avanti. Il manufatto di ghisa lo avrebbe quindi travolto e trascinato con sé, facendolo finire sotto al nastro trasportatore.

L’oggetto incandescente gli ha causato delle ustioni profonde all’addome, al torace e alla coscia sinistra e una profonda ferita lacero-contusa alla coscia sinistra, per una prognosi complessiva di oltre 40 giorni. Boghetto è accusato di violazioni sulle norme di sicurezza per aver messo a disposizione attrezzature da lavoro non conformi alle specifiche disposizioni legislative. Il riferimento della Procura è al nastro trasportatore che, secondo l’accusa, mancava di una protezione nella parte finale del nastro.

LA TESTIMONIANZA

Stamattina è stato sentito in aula il collega che per primo ha soccorso l’operaio e che quel giorno stava lavorando sulla stessa linea. «Quando mi ha chiamato era già sotto al nastro - ha raccontato -. Ho premuto il pulsante per bloccare la macchina. Lui era davanti al nastro, dove non c’erano protezioni. Non doveva stare là: al corso di formazione ci avevano raccomandato di non posizionarci mai in quel punto. Dovevamo stare di lato, dove c’erano le protezioni. Lui, inoltre, non ha utilizzato il paranco per sollevare i pezzi in ghisa, li prendeva con le mani». L’operaio ha riferito inoltre che dopo la visita dello Spisal, era stata posizionata una protezione a valle del tappeto mobile, nel punto in cui era avvenuto l’incidente. Si torna in aula il prossimo 10 giugno.

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