Dalla gioia allo choc, il papà rivive la tragedia: «Lo aspettavo al traguardo, poi ho sentito l'annuncio che Carlo Alberto era a terra»

Giovedì 27 Gennaio 2022 di Gabriele Pipia
Carlo Alberto con il papà Dino Massimiliano
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PADOVA - «Io mi ero posizionato al traguardo, mio figlio invece era dalla parte opposta. L’ho visto partire assieme a tutti gli altri atleti, poi all’improvviso si è fermato...». Si ferma anche la voce di Dino Massimiliano Conte, interrotta dall’ennesimo pianto. Il giorno dopo la morte del dodicenne Carlo Alberto, il padre ripercorre il momento della tragedia senza trascurare il minimo dettaglio.

Alterna momenti di enorme strazio ad altri di totale lucidità e alla fine di ogni frase ripete sempre lo stesso concetto: «Era un ragazzino meraviglioso». 

Torniamo a domenica mattina, cosa ricorda?
«Abbiamo fatto la strada insieme, da Padova a Vittorio Veneto. Carlo Alberto era alla sua prima gara con le Fiamme Oro, era felice ed emozionatissimo. Non vedeva l’ora di partecipare. Eravamo in auto solo io e lui, poi appena siamo arrivati ha raggiunto i suoi compagni. Sorrideva, sorrideva tanto». 

Vi siete parlati prima della gara?
«L’ho lasciato scaldarsi in pace assieme agli altri ragazzini e mi sono posizionato al traguardo. Lo aspettavo lì, sulla linea d’arrivo». 

Cos’altro ricorda?
«Ho visto tutti i ragazzini partire, poi ho capito che era successo qualcosa. All’altoparlante hanno detto subito che un atleta si era sentito male e hanno pure detto che era Carlo Alberto. Mi sono precipitato sul posto, sono arrivato assieme ai soccorsi. L’ho trovato disteso e gli stavano già facendo il massaggio cardiaco. Sono stato sempre assieme a lui. Prima per le procedure di rianimazione, poi sono salito in elicottero. Le hanno provate tutte, purtroppo non è bastato». 

Sul corpo di vostro figlio verrà eseguita l’autopsia. Quanto è importante per lei e per sua moglie Valentina comprendere il perché di questa tragedia?
«È importantissimo capire quello che è successo. Speriamo davvero venga fatta totale chiarezza soprattutto per evitare che tragedie simili possano capitare in futuro interessando altri ragazzini come Carlo Alberto». 

Intanto siete stati sommersi da una marea di affetto. Centinaia di messaggi e telefonate.
«La manifestazione d’affetto è stata incredibile, da parte di tutti. Penso al gruppo delle Fiamme Oro, la polizia, il questore stesso, la scuola Pascoli. Ma penso anche al personale medico dell’ospedale di Treviso che si è preso cura di Carlo Alberto: è stato accanto a noi tutto il tempo con le lacrime agli occhi. Sono stati tutti eccezionali e voglio ringraziarli. Gli hanno fatto un massaggio cardiaco per 75 minuti: nessuno voleva perderlo, tutti si sono opposti al fatto che non ripartisse il cuore. Nessuno ha mollato fino alla fine».

Come desidera ricordarlo?
«Era fuori scala, eccezionale. Era intelligentissimo, approfondiva tutto, leggeva tanto. E poi c’era lo sport: era orgoglioso, ma veramente orgoglioso, di portare la maglietta delle Fiamme Oro e non vedeva l’ora di fare questa gara. Quella precedente non aveva potuto farla perché eravamo in montagna, a questa teneva tantissimo». 

La corsa verrà dedicata a suo figlio. Come vorrebbe fosse ricordato?
«Come un ragazzino dalla parte bella della vita. Gli piacevano le regole, era serio e gli piaceva tanto un ambiente sano come quello dell’atletica». 

L’organizzatore della gara le ha chiesto se fosse il caso di continuare?
«Sì, ha avuto il tatto di chiedermelo e io ho risposto di continuare. Ritengo fosse giusto così, anche Carlo Alberto avrebbe voluto continuare». 

Un’altra piccola grande passione di Carlo Alberto era il Cubo di Rubik.
«Ne aveva uno professionale con cui giocava sempre e condivideva questa passione con un amico. Aveva il desiderio di regalarne uno a questo amico. Lo farò io per lui, porterò a termine questo suo desiderio».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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