PORDENONE - Quasi ventiquattro ore di attesa, con un viavai tra due ospedali del territorio, per un intervento di natura ortopedica.
LUNGAGGINI
I problemi iniziano come detto sabato. «Giocando in un parco pubblico - racconta Salvador facendo riferimento al parente stretto - scivola e si fa male al polso. All’inizio si pensava solo ad una contusione ma, visto che il dolore non accennava a diminuire, l’abbiamo portato al pronto soccorso di Maniago perché più vicino all’accaduto e con la speranza che fosse meno affollato di quello di Pordenone. Entriamo alle 16 - prosegue il racconto - Radiografia, attesa della risposta invano. Ci avvertono che c’è solo un ortopedico per 5 ospedali. Dopo un po’, purtroppo, capiamo che forse il guaio al polso è meno banale del previsto e chiediamo se la risposta si potesse avere all’ospedale di Pordenone visto che qualsiasi azione conseguente alla radiografia avremmo comunque dovuto farla nell’ospedale del capoluogo. Intanto arriva la risposta: frattura. Dopo 30 minuti per far comprendere la richiesta, poi accolta, andiamo a Pordenone al pronto soccorso pediatrico, ore 19.30. Alle 21 ci dicono che il medico non è disponibile e di tornare domenica alle 10.30 al pronto soccorso non pediatrico per una visita in chirurgia della mano. Quindi fasciatura con garza, antidolorifico e a casa».
L’EPILOGO
«L’unica nota positiva - va avanti Salvador - è la gentilezza e la cortesia del personale del pronto soccorso pediatrico. Alle 10.15 torniamo al pronto soccorso; alle 12 di domenica 14 gennaio, il medico non è ancora disponibile. Arriveremo alle 24 ore di attesa. Ma se la nostra Sanità pubblica fa ridere è sempre colpa di qualcun altro. Per prevenire le critiche di coloro i quali diranno che strumentalizzo politicamente le questioni personali, rispondo già da subito che in un Paese normale la politica dovrebbe rispondere delle inefficienze di cui è responsabile».