PORDENONE - Bandiere di Israele strappate e proiezioni del vessillo imbrattate con la vernice da giovani appartenenti alla comunità islamica locale, il caso Pordenone finisce anche sul tavolo dell’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa.
IL SALTO
Ad accendere i riflettori su quanto accade all’estremo Nordest sul tavolo dell’Oscee è stato il deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Loperfido. La delegazione italiana all’assemblea parlamentare dell’Osce, guidata dal presidente Eugenio Zoffili, ha incontrato a Roma il rappresentante personale della presidenza dell’Osce, rabbino Andrew Baker, e il coordinatore nazionale per la lotta all’antisemitismo, il prefetto Giuseppe Pecoraro. «Piena sintonia - è stata la nota finale - sul contrasto ad ogni comportamento antisemita, anche in ambito nazionale, attraverso il coinvolgimento dell’Istituzione parlamentare e dei corpi intermedi quali università, sindacati e organizzazioni sportive, al fine di affermare la totale condanna delle azioni terroristiche di Hamas e per ribadire con determinazione che anche l’odio per Israele è una forma di antisemitismo». E proprio all’Ocse è stato portato l’ultimo episodio che ha macchiato la città di Pordenone, con un gruppo di sei giovani che si è reso protagonista dello strappo della bandiera di Israele dalla facciata del Municipio cittadino.
IL PROBLEMA
Il prefetto Pecoraro ha parlato di un «silenzio assordante». Ed è questo lo stesso tasto toccato anche dall’onorevole Loperfido.
«Nel contesto dell’Ocse ho parlato dell’imbrattamento di vernice contro la sede Unindustria e del successivo tentativo di dare fuoco alla bandiera di Israele, con atteggiamenti tribali e musica antioccidentale in sottofondo per alimentare, tramite i social, quella cultura sotterranea che si sta diffondendo. Il tutto nel silenzio più assoluto». «Il prefetto ribadisce come, data la sua esperienza precedente nei confronti del terrorismo, il silenzio è alleato della crescita di fenomeni radicali. Ecco perché, oltre ad attendersi prese di posizioni collettive è bene lavorare anche per individuare adeguamenti normativi per punire atti legati a odio o antisemitismo».
C’è anche spazio per un paragone con quanto accaduto a Spilimbergo: «Per una leggerezza, già comunque redarguita anche se non riconducibile direttamente al partito (Fratelli d’Italia, ndr), come emerso anche dalla lettera di scuse, c’è stato un risalto mediatico nazionale, con prese di posizione tirate per le orecchie. Per la questione di veri atti pericolosamente antisemiti: silenzio. Speriamo non complice», ha chiuso, tuonando, il parlamentare pordenonese di Fratelli d’Italia, che allo stesso tempo ha invocato norme più severe anche per punire i responsabili degli ultimi fatti pordenonesi.